“Il Conformista” è un capolavoro cinematografico diretto dal visionario cineasta Bernardo Bertolucci. Uscito nel 1970, nonostante non abbia vinto grandi premi al momento della sua uscita, questo film ha lasciato una forte impronta nell’immaginario del cinema italiano e internazionale, grazie alla sua eccezionale regia, alle brillanti interpretazioni e alla sua inconfondibile estetica visiva.
“Il Conformista” è ambientato nella tormentata Italia degli anni ’30, un periodo storico caratterizzato dal fascismo, e offre uno sguardo intimo e complesso sulla natura dell’uomo e sulle scelte morali. Il film vanta una squadra di talenti eccezionali, tra cui Jean-Louis Trintignant nel ruolo del protagonista, Marcello Clerici, e Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, che interpretano rispettivamente Giulia e Anna. Marcello Clerici è un uomo che anela alla normalità, un desiderio radicato nel suo tormentato passato. Nella sua ricerca ossessiva di conformità, decide di unirsi al Partito Fascista e accetta un incarico per uccidere il suo ex professore, un antifascista che vive in esilio a Parigi. Marcello viaggia a Parigi con la sua nuova moglie, Giulia, ignara del suo segreto. Qui incontra Anna, la moglie del professore, con la quale inizia una complicata relazione.
“Il Conformista” è ricco di dettagli intriganti, sia dietro le quinte che sullo schermo. Ad esempio, la narrazione non lineare del film, che alterna presente e passato, fu un’innovazione nel 1970 e influenzò innumerevoli film successivi. Inoltre, l’uso magistrale della luce e dell’ombra, curato dal direttore della fotografia Vittorio Storaro, ha creato una tensione visiva che esalta la complessità del personaggio di Marcello. Negli anni, la sua reputazione non ha fatto altro che crescere, raccogliendo elogi e riconoscimenti retrospettivi, tra cui l’inclusione in molte liste dei migliori film di tutti i tempi.
L’opera di Bertolucci ci invita a riflettere sul significato della conformità e della normalità. Il desiderio di Marcello di conformarsi è alimentato da un profondo senso di insicurezza e dalla paura dell’isolamento sociale. La sua conformità, però, lo porta a compiere atti di violenza e tradimento, rivelando che l’adesione acritica ad un sistema o ad una norma può portare alla perdita della propria umanità. Il film rappresenta una metafora potente del conformismo e dell’alienazione nell’Italia fascista, ma i suoi temi universali risuonano in qualsiasi contesto storico o politico. In ultima analisi, “Il Conformista” ci mette di fronte ad un interrogativo fondamentale: fino a che punto siamo disposti a compromettere la nostra moralità e la nostra individualità per conformarci? Nonostante sia stato realizzato più di cinquant’anni fa, rimane un’opera potente e pertinente, che continua a sollecitare la nostra riflessione.