LA LEGGE CHE DISPREZZA IL LAVORO

santanchè meloni salvini

La nuova legge sul lavoro approvata dal governo guidato da Giorgia Meloni rappresenta un passo indietro per i diritti dei lavoratori in Italia. Con le modifiche introdotte, il precariato non solo viene normalizzato, ma diventa addirittura la norma, relegando una vasta fetta della popolazione lavorativa del paese ad una condizione di perenne incertezza.

La possibilità di rinnovare senza causali contratti di lavoro nei primi 12 mesi senza alcuna giustificazione e l’estensione del lavoro a termine fino a due anni, apre le porte ad una precarietà senza freni. Il lavoratore, anziché godere di una maggiore stabilità lavorativa, sarà costretto a vivere in un’incessante precarietà e a domandarsi se avrà un lavoro nel prossimo futuro.

La liberalizzazione dei voucher rappresenta un altro segnale inquietante di questa legge. Il loro utilizzo esteso porterà ad un ulteriore degrado delle condizioni lavorative, con lavoratori pagati a pezzi, senza diritti e senza tutela. Un sistema che non premia merito e competenza, ma sfrutta la necessità e la precarietà.

L’abolizione del reddito di cittadinanza, poi, metterà in ginocchio 400mila famiglie, spingendole ad accettare (nella migliore delle ipotesi) qualsiasi tipo di lavoro pur di arrivare a fine mese. Una decisione che puzza di cinismo sociale, priva di una visione a lungo termine e di una reale strategia per il rilancio dell’economia italiana.

Il futuro del lavoro in Italia si prospetta, quindi, pieno di insidie. È essenziale che tutti i protagonisti della società civile si mobilitino per correggere la rotta. La nuova legge sul lavoro non rappresenta una risposta alle esigenze del mondo del lavoro del XXI secolo, ma un pericoloso ritorno al passato. Il governo Meloni, con l’approvazione di questa legge, sembra aver scelto una strada pericolosa e miope. Piuttosto che puntare su politiche di lungo termine che favoriscano la creazione di posti di lavoro stabili e dignitosi, si è preferito accrescere il precariato, già drammaticamente elevato. Si è scelto il basso costo e la facilità gestionale, a discapito della stabilità e della dignità dei lavoratori. Un atteggiamento che denota una mancanza di visione strategica e una scarsa considerazione del valore del lavoro.

Ancora più allarmante è l’atteggiamento di apertura alla deregolamentazione e alla liberalizzazione selvaggia del mercato del lavoro. Questa tendenza, se proseguita, potrebbe avere conseguenze devastanti per i lavoratori italiani, riducendo ulteriormente i loro diritti e le loro tutele. Questo non è il modo in cui un governo responsabile dovrebbe agire. È il compito del governo garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti i cittadini, non alimentare l’incertezza e la precarietà. L’approvazione di questa legge sul lavoro è un segno preoccupante del cammino intrapreso dal governo Meloni. Un cammino che, se non corretto, potrebbe condurre l’Italia verso un futuro di precarietà e instabilità.

Filippo Piccini

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