Il 13 giugno 1946 è una data storica per l’Italia: in quel giorno, Umberto II, l’ultimo re di Italia, lasciò il Paese per andare in esilio in Portogallo. Fu la conseguenza del referendum del 2 giugno, in cui gli italiani scelsero la repubblica come forma di governo, mettendo fine a quasi novant’anni di monarchia sabauda, innescando così un processo di cambiamento che portò alla nascita di una nuova Italia, fondata sui principi di democrazia, libertà e sovranità popolare.
Ma chi era Umberto II e perché dovette lasciare l’Italia? Umberto II era il figlio di Vittorio Emanuele III, il re che aveva appoggiato il fascismo e che era stato deposto dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Umberto II salì al trono il 9 maggio 1946, dopo l’abdicazione del padre, e fu soprannominato il “re di maggio” per la brevità del suo regno. Umberto II cercò di riconquistare la fiducia degli italiani, mostrandosi vicino alle sofferenze della popolazione e sostenendo la ricostruzione del Paese dopo la guerra. Tuttavia, la sua immagine era compromessa dal legame con il regime fascista e dalla responsabilità della famiglia reale nella tragedia nazionale.
Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati a votare per due quesiti: il primo riguardava la scelta tra monarchia e repubblica, il secondo riguardava l’elezione dell’Assemblea Costituente che avrebbe dovuto redigere la nuova Costituzione. Il referendum fu molto combattuto tra i sostenitori della monarchia, che vedevano in essa un simbolo di unità nazionale e di continuità storica, e i sostenitori della repubblica, che volevano una rottura con il passato e una nuova forma di governo più democratica e moderna. Il risultato fu favorevole alla repubblica con il 54,3% dei voti contro il 45,7% della monarchia. Il voto fu caratterizzato da una forte differenza geografica: al Nord prevalse la repubblica, al Sud la monarchia.
Il 10 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente il risultato del referendum e il giorno dopo il governo guidato da Alcide De Gasperi assunse le funzioni di capo provvisorio dello Stato, togliendole a Umberto II. Il re si trovava al Quirinale e dovette decidere se accettare o resistere al verdetto delle urne. Umberto II scelse di non opporsi alla volontà popolare e di evitare una possibile guerra civile tra monarchici e repubblicani. Il 13 giugno salutò i suoi fedeli collaboratori e i suoi soldati e partì da Roma con un aereo militare diretto a Lisbona. Da lì si trasferì a Cascais, una località balneare dove visse fino alla sua morte nel 1983.
Il gesto di Umberto II fu interpretato in modi diversi: alcuni lo apprezzarono come un atto di dignità e di saggezza, altri lo criticarono come una fuga e una rinuncia al suo ruolo. In ogni caso, la partenza del re segnò la fine definitiva della monarchia in Italia e l’inizio della repubblica. Con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana il 1° gennaio 1948, l’esilio di Umberto II divenne anche una disposizione costituzionale che impediva ai discendenti maschi della casa Savoia di entrare nel territorio italiano. Questa norma fu abrogata solo nel 2002 con una legge di revisione costituzionale.