Nonostante la pioggia, piazza Mario Pagano a Potenza si è riempita di lavoratori, con bandiere e ombrelli, migliaia di persone giunte da tutta Italia, per la manifestazione nazionale del Primo maggio, che quest’anno Cgil, Cisl e Uil hanno dedicato ai 75 anni della Costituzione, richiamando proprio il primo articolo della Carta. “Fondata sul lavoro” è lo slogan della giornata. “Nella Costituzione – sottolineano le tre sigle confederali – il lavoro viene riconosciuto come il primo principio fondamentale della Repubblica italiana, un diritto personale e un dovere sociale che deve essere garantito e valorizzato”.
Spezzare la spirale del lavoro precario, basta sfruttamento, basta morti sul lavoro, queste le parole d’ordine dei 3 sindacati: il mondo del lavoro deve essere protagonista, i giovani devono essere al centro per garantire un futuro al nostro Paese. Non ci sono mezzi termini: “Il governo deve cambiare strada, tornare sulla via giusta” e se non darà risposte, anche attraverso una vera riforma fiscale, i sindacati continueranno la mobilitazione. Si valuterà di volta in volta ma non “ci saranno sconti” di nessun tipo.
Secondo il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ha giudicato “irrispettosa” la decisione di riunire l’esecutivo proprio oggi, oggi l’Italia non è più, come recita la Costituzione, una Repubblica fondata sul lavoro, ma “una Repubblica fondata sullo sfruttamento, sulla precarietà, sulla povertà e sul fatto che si può essere poveri anche lavorando”. Il governo “sta mettendo delle toppe ma serve una strategia. Non si può andare avanti a colpi di propaganda. Oggi è il momento di rilanciare con forza la mobilitazione. Le ragioni ci sono tutte e rimangono. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali che sono sbagliate“. Landini ha spiegato di aver chiesto l’apertura di “una trattativa” anche sulla riforma fiscale. Nel metodo “abbiamo posto il tema che un confronto non può avvenire la domenica sera e la sera prima che il Consiglio dei ministri decida: è un problema anche di sostanza. E non abbiamo visto alcun testo, anche questo non è un metodo per noi accettabile. Vuol dire non riconoscere ai sindacati il ruolo che possono svolgere”. Il decreto sul lavoro “allarga la precarietà, liberalizza i contratti a termine e aumenta i voucher, fa cassa sul reddito. Non è quello che serve al nostro paese e non è il metodo per affrontarlo”, ha aggiunto.
Sul cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto costa un dipendente al datore di lavoro e quanto riceve al netto lo stesso lavoratore, Landini ha chiarito: “Siamo di fronte a un provvedimento che va nella direzione delle richieste che abbiamo fatto, un primo risultato ma è una tantum, perché non è strutturale in quanto vale per i prossimi 5 mesi, parte da luglio, non è neanche conteggiato sulla tredicesima, e stiamo parlando di un aumento di 50/60 euro al mese che si aggiungono a quelli che erano stati già ottenuti, è una misura importante ma transitoria e insufficiente per rispondere al problema della tutela del potere d’acquisto dei salari”, ha concluso.
“Bisogna ripartire dalla centralità del lavoro”, ha ammonito il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, il filo del dialogo con il governo nelle ultime settimane è caduto, con troppi provvedimenti approvati senza coinvolgere le parti sociali. Quel filo deve essere ripreso e rafforzato. Reso stabile e affidabile. La qualità e la stabilità del lavoro siano l’assillo costante delle istituzioni, come ha detto il Capo dello Stato”, aggiunge.
Anche per Sbarra il taglio del cuneo fiscale non basta: “Apprezziamo che il governo abbia raccolto la nostra richiesta sul taglio del cuneo, è un segnale importante. Ma insufficiente. Va reso strutturale”. E quanto al Mezzogiorno, “se non riparte, non riparte il paese”
Oggi, rimarca il leader Cisl, “è un giorno che unisce le lavoratrici e i lavoratori, tutti. Donne e uomini, del nord e del sud, di diverse generazioni, di ogni cultura o fede, qualunque sia l’etnia o il paese di provenienza. Il Primo maggio è anche memoria di tante conquiste sindacali e insieme promessa di un impegno che continua. Per eliminare lo sfruttamento. Per avanzare sul terreno delle tutele e dei diritti. Per rendere il lavoro, sempre di più, un’attività umana degna. È questo che oggi noi vogliamo affermare. La dignità del lavoro. Il lavoro come partecipazione di ognuno alla crescita della comunità. Lavoro che deve crescere in qualità e quantità. Il cui sviluppo, come ha detto solo due giorni fa il presidente Mattarella, deve essere ‘assillo costante’ per le istituzioni”.
“Oggi il governo ha deciso finalmente di occuparsi di lavoro. Peccato siano passati sei mesi dal suo insediamento. Hanno fatto una grande propaganda sul fatto che oggi giornata di festa, loro lavorano”, rintuzza invece il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, “è l’occasione per ringraziare tutti quei lavoratori e tutte quelle lavoratrici che oggi lavorano e non per scelta, che garantiscono gli ospedali, i pronto soccorso, i servizi, il turismo le forze dell’ordine. E magari è l’occasione per riconoscere le libertà sindacali che non sono pienamente riconosciute proprio a coloro che sono posti a difesa della sicurezza degli italiani e delle istituzioni democratiche”.
Il leader della Uil condivide lo scetticismo di Landini e Sbarra sulle decisioni del governo: “È possibile trovare altre risorse. Magari con gli extraprofitti, tassando le banche, le grandi aziende, le big pharma, o forse li avete paura? Continuiamo a rivendicare la detassazione degli aumenti contrattuali. Serve recuperare il potere d’acquisto dei salari e oggi sette milioni di lavoratori e lavoratrici aspettano il rinnovo. La scelta di intervenire sul cuneo fiscale è una novità positiva, ma è una prima risposta, che se non confermata con ulteriori risorse rischia di sparire a dicembre”.
Sul fisco Bombardieri, riferendosi rimprovera al governo di parlare di “tassa piatta”, mentre “è sparito dalla riforma qualsiasi riferimento all’evasione. Se volete convincerci della bontà della vostra proposta vi diciamo noi come fare: aboliamo il sostituto d’imposta. Date ai lavoratori e ai pensionati tutti i soldi messi in busta paga. Poi pagheremo dopo al 15%”. Questa la proposta, in sostanza di una flat tax al 15% anche per i dipendenti, lanciata al governo dal segretario generale della Uil, dalla manifestazione del primo maggio riferendosi alla riforma fiscale.
Sia un “Primo maggio di lotta, non di festa, di mobilitazione”, ha auspicato inoltre Bombardieri, “per sottolineare ancora una volta le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani che non hanno lavoro, degli anziani che hanno lavorato una vita e spesso non riescono a vivere sereni. Per ricordare i 75 anni della Costituzione. Antifascista. Come è bene ricordare il sacrificio e il lavoro dei partigiani. Quella lotta diede vita alla nostra Costituzione”.
Potenza è stata scelta, spiegano i sindacati, “come città simbolo della difficile situazione del meridione, ma anche come luogo dal quale partire per una nuova stagione di rilancio e crescita del Sud”.
fonte: RaiNews.it