Oggi, 11 aprile 2023, ricorre il sessantesimo anniversario della firma dell’enciclica Pacem in terris, il documento che il papa Giovanni XXIII indirizzò a tutti gli “uomini di buona volontà” per promuovere la pace nel mondo. Si trattò di un evento storico senza precedenti, sia per il contenuto che per i destinatari dell’enciclica, che non fu limitata ai soli cattolici, ma si estese a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro fede o appartenenza politica.
L’enciclica Pacem in terris fu scritta in un contesto di grande tensione internazionale, segnato dalla guerra fredda tra le due superpotenze nucleari, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, e dalla minaccia di una guerra mondiale. Il papa Giovanni XXIII volle offrire una parola di speranza e di dialogo, basata sulla dignità e sui diritti inviolabili della persona umana, sulla giustizia sociale e sulla collaborazione tra le nazioni.
L’enciclica si articola in quattro parti: la prima tratta dei principi fondamentali dell’ordine morale; la seconda dei rapporti tra gli individui e le autorità pubbliche; la terza dei rapporti tra gli stati e la comunità internazionale; la quarta delle prospettive per un futuro di pace.
L’enciclica Pacem in terris ebbe una grande risonanza e influenza nel mondo, sia nel campo religioso che in quello politico e culturale. Fu accolta con favore da molti leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy e il segretario generale delle Nazioni Unite U Thant. Fu anche fonte di ispirazione per molti movimenti pacifisti e per i processi di decolonizzazione e di democratizzazione che si svilupparono in quegli anni.
L’enciclica Pacem in terris è ancora oggi un testo attuale e profetico, che ha segnato la storia della Chiesa e del’umanità. Il suo messaggio di pace, di fraternità e di solidarietà è una luce che illumina il cammino dei credenti, e non solo, verso una convivenza più rispettosa e armoniosa. Il papa Giovanni XXIII ha lasciato come significato un’eredità preziosa: la pace non è solo un’utopia o un’illusione, ma una realtà possibile e necessaria, che dipende da noi e dalla nostra volontà di cittadini del mondo di aprirci al dialogo.