Siccità // Paolo Virzì

siccità copertina film

Siccità è un film di Paolo Virzì del 2022, che vede il regista toscano impegnato in un genere un po’ diverso dalle solite commedie d’autore a cui ci ha abituato. Pur offrendo momenti comici, il film presenta anche istanti di forte emotività e si ambienta in una realtà alternativa disturbante, offrendoci una visione spaventosa del nostro presente, che potrebbe benissimo diventare un’inquietante realtà in futuro. La pellicola è stata presentata fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed ha riscosso un discreto successo di pubblico.

Ci troviamo a Roma, dove non ha piovuto per tre anni. L’acqua è razionata e viene distribuita in camion sorvegliati e protetti dall’esercito nei quartieri periferici. Il fiume Tevere è completamente asciutto e scavando nel suo letto si scoprono nuovi reperti dell’antica Roma. Gli scarafaggi vagano ovunque e sono sospettati di essere i vettori di una pandemia che improvvisamente si scatena nella città. In questo contesto apocalittico, le storie di numerosi personaggi si intrecciano sapientemente. Troviamo un avvocato rampante (Vinicio Marconi) sposato con una cinica dottoressa ospedaliera (Claudia Pandolfi); un sonnolento ex autista di auto blu (Valerio Mastandrea), che adesso è un driver in preda ad allucinazioni; una guardia del corpo rozza (Gabriel Montesi) e la sua protetta (Emanuela Fanelli), figlia di un ricco proprietario di un hotel di lusso; ci sono poi anche un detenuto di Rebibbia (Silvio Orlando) che evade per sbaglio e vaga in cerca di redenzione; un influencer con un passato da attore di teatro (Tommaso Ragno) che trascura la moglie (Elena Lietti) e deve fare i conti con un figlio ribelle; un ex commerciante in bancarotta (Max Tortora) che scalpita per parlare alla televisione delle sue sventure finanziarie; uno scienziato (Diego Ribon) diventato una star televisiva e che finisce per affascinare una diva del cinema (Monica Bellucci). Ognuno di loro cerca una qualche forma di redenzione, una benedizione che arrivi dall’alto (simbolicamente, la pioggia).

Per creare l’effetto di una città arida e “desertificare” il fiume Tevere, sono stati impiegati vari trucchi visivi, attraverso un largo uso di filmati con i droni e la post-produzione. Le riprese del film sono state avviate nel mese di febbraio 2021, ma prevede incredibilmente l’estate 2022, segnata in Italia da una spaventosa siccità. Questo lascia riflettere su come i disaster movies contemporanei non serve più immaginarli in un lontano futuro, ma ogni volta in un tempo sempre più vicino a noi. Non è neanche un caso che il soggetto sia stato concepito dagli autori durante il primo lockdown pandemico del 2020.

Il significato di siccità in Virzì non si limita alla mancanza di acqua, ma rappresenta anche la ricerca di affetto, riconoscimento e attenzione dei personaggi, che riflettono le complessità della nostra società. Indipendentemente dalla classe sociale, dall’età o dalle relazioni, la salvezza è possibile solo se tutti si salvano insieme, perché la tragedia ci coinvolge e ci connette tutti, nessuno escluso. Virzì ci dice che non dobbiamo lasciare indietro questa umanità goffa e disperata, ma abbracciarla nella sua totalità, con tutti i suoi difetti, le sue piccolezze e i suoi errori. Solo in questo modo possiamo credere ancora nella redenzione di questo mondo imperfetto e guardare a Siccità come un inno alla bellezza tragica dell’essere umano.

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