13 dicembre 2003: la cattura di Saddam Hussein

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Con l’operazione Red Dawn (Alba Rossa) viene catturato alle 20:30 locali il 13 dicembre 2003 il deposto presidente iracheno Saddam Hussein, che si trovava nascosto in una buca all’interno di una fattoria a circa 15 chilometri dalla sua città natale Tikrit. Finiscono così definitivamente i circa 23 anni di potere del rais iracheno, che dal 1979 regnava incontrastato in Iraq dopo essere arrivato alla guida del Partito Baath, nato dalla tradizione del socialismo e nazionalismo panarabo.

L’operazione avviene all’interno della Seconda Guerra del Golfo, iniziata il 20 marzo del 2003, scaturita dall’accusa per Saddam (da parte dell’amministrazione Bush) di detenere armi di distruzioni di massa e di incentivare il terrorismo internazionale, lo stesso che aveva colpito gli Stati Uniti l’11 settembre 2001.

La cattura viene eseguita dalla Task Force 121, un corpo d’elite per le operazioni speciali, supportato dalla 1° Brigata Combat Team della quarta divisione di fanteria. I militari cercarono inizialmente in due siti denominati “Wolverine 1” e “Wolverine 2”, fuori dalla città di Ad-Dawr, ma non trovarono nulla. Il vero nascondiglio di Saddam fu scoperto soltanto in ultima battuta all’interno di un piccolo “buco di ragno” scavato appositamente per nascondere l’ex-dittatore, che non oppose resistenza alla cattura.

Saddam verrà sottoposto a processo dal 19 ottobre 2005 presso un tribunale speciale iracheno insieme ad altri sette imputati (tutti ex gerarchi del suo regime), accusato di crimini contro l’umanità in relazione alla strage di Dujail del 1982, in cui morirono 148 sciiti a seguito del rastrellamento delle forze speciali riachene. Il 5 novembre 2006 verrà condannato a morte per impiccagione, ignorando la sua richiesta di essere fucilato. Il 26 dicembre 2006 la condanna sarà confermata dalla Corte d’appello ed il 30 dicembre verrà impiccato.

Le reazioni internazionali alla sentenza saranno fortemente contrastanti. Stati Uniti e Gran Bretagna manifesteranno la loro soddisfazione, mentre l’Unione europea, coglierà in modo compatto l’occasione per ribadire il suo secco no alla pena di morte, spalleggiata da Amnesty International e da Human Rights Watch.

In seguito alla sua deposizione in Iraq vi sarà un marcato aumento delle violenze settarie che ben presto si trasformeranno in una guerra civile, continuando a più riprese fino a culminare nel 2014 con la formazione dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) che aveva preso la città di Mosul come capitale del Califfato. A seguito dei raid americani e delle offensive russe sul fronte siriano, lo Stato Islamico inizierà a perdere terreno dal 2015 fino alla sua completa sconfitta dichiarata dal premier iracheno al-ʿAbādī nel dicembre del 2017.

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