Un Aermacchi MB-336 dell’Aereonautica Militare italiana fuori controllo precipita su una scuola superiore a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna. Erano le 10:38 di un giovedì, nell’impatto moriranno undici studentesse e uno studente, quattro rimarranno gravemente coinvolti e in ottantotto ne usciranno feriti.
La missione per la quale il jet era decollato era finalizzata alla calibrazione di alcuni sistemi di difesa aerea. Il pilota aveva 740 ore di volo alle spalle. Nel quarto d’ora prima dello schianto il motore dell’Aermacchi iniziò a manifestare i primi problemi fino a smettere di funzionare e prendere fuoco. Non trovando piste disponibili per un atterraggio di emergenza, il sottotenente si espulse con il seggiolino lasciando l’aereo fuori controllo che finì così sull’istituto scolastico.
Al momento dell’impatto nell’edificio erano presenti 285 studenti e 32 tra professori e personale scolastico. Il cherosene presente nei serbatoi del jet fuoriuscì a seguito dell’impatto ed invase di fiamme e fumo l’intero edificio, intrappolando diverse persone al piano superiore. Nell’aula colpita direttamente dall’impatto si trovavano sedici alunni, dei quali dodici morirono sul colpo e altri quattro risultarono gravemente feriti. Una di queste, la studentessa Federica Tacconi, rimase intrappolata sotto un’ala del velivolo e fu miracolosamente trovata e salvata dopo che tutte le altre persone all’interno dell’edificio furono evacuate.
Fu istituito un processo dalla Procura della Repubblica di Bologna per il sottotenente Bruno Viviani, pilota, e per gli altri due ufficiali che durante il volo erano in contatto con lui e gli avrebbero fornito istruzioni sbagliate su come gestire l’emergenza, accusati di omicidio colposo plurimo e disastro aereo. L’accusa sostenne che Viviani, non appena constatata l’avaria al motore nei pressi di Ferrara, avrebbe dovuto portare l’aereo verso l’Adriatico, per poi eiettarsi una volta sopra il mare, invece di cercare di dirigersi vicino a una zona densamente popolata come Bologna.
Nel febbraio 1995, i tre imputati furono riconosciuti colpevoli e condannati in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione, e al Ministero della difesa furono imputati i danni per responsabilità civile. La sentenza di secondo grado della corte d’assise d’appello di Bologna del 22 gennaio 1997 ribaltò la sentenza e assolse i militari, perché «il fatto non costituisce reato». Il 26 gennaio 1998 la 4ª Sezione della Corte di cassazione di Roma rigettò gli ultimi ricorsi dei familiari delle vittime e confermò l’assoluzione per tutte le parti coinvolte. La strage venne di fatto attribuita ad una tragica fatalità.