Dopo 11 anni da premier del Regno Unito, si dimette Margaret Thatcher (soprannominata la Lady di Ferro) al termine di un sentito discorso alla Camera dei Comuni. Durante il suo intervento rivendicò di “aver liberato la Gran Bretagna dal socialismo” e che il suo gesto di lasciare la guida del Paese era dettato esclusivamente dalle logiche e gli interessi del partito, che non la avrebbe più supportata nel suo operato di governo. Prima di andar via, come ultimo provvedimento raddoppiò la presenza militare del contingente inglese impegnato nella Guerra del Golfo.
Arrivò ai vertici dei conservatori nel febbraio del 1975, quando riuscì a battere il suo mentore Edward Heatn ed intraprese la strada che il 4 maggio del 1979 la portò ad essere la prima donna premier d’Inghilterra. Nei suoi primi anni di governo si trovò a gestire una situazione complicata che vedeva la Gran Bretagna essere il malato d’Europa, con elevati livelli di disoccupazione e la tenuta sociale del Paese a rischio. Inoltre, nel 1982 l’Argentina invase le Falkland e dovette affrontarne la guerra che gestì senza concedersi a trattative e che le valse il soprannome di Lady di Ferro.
La Thatcher nel suo abbondante decennio in cui guidò uno dei più importanti Paesi al mondo cercò di promuovere una società di persone vincenti, che plasmasse rampanti esperti di borsa e avesse come modello ideale quello degli yuppies (dei giovani professionisti che curano il loro aspetto e ostentano ricchezza, avendo come solo scopo il raggiungimento di un’elevata posizione sociale). Questa strategia l’avvicinò molto all’allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, insieme al quale divenne la massima esponente del neoliberismo in ambito economico e sociale.
La Lady di Ferro attuò il suo programma, nonostante in questo suo tentativo di risollevare le sorti del Regno Unito avesse lasciato indietro la classe operaia, che organizzò numerosi scioperi e proteste, o i ceti meno abbienti che si ribellarono quando volle imporre la poll-tax (una sorta di flat tax) che parificava l’imposta tra poveri e ricchi rendendola non più commisurata al reddito, con l’evidente risultato di avvantaggiare chi aveva maggiori disponibilità. Fu proprio questo provvedimento che le causò una caduta di consensi e che il partito conservatore utilizzò per scalzarla dal suo ruolo fino all’addio alla Camera dei Comuni.