Si tiene a Reykjiavik il vertice tra USA e URSS sul tema del disarmo, in particolare la riduzione della produzione di materiale missilistico a media e lunga gittata. I rispettivi leader, il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan ed il Segretario generale del PCUS Michail Gorbaciov, nonostante la vicinanza delle posizioni, chiuderanno l’incontro senza un accordo specifico. Tuttavia, il summit rappresenterà uno storico passo in direzione della fine della guerra fredda.
L’incontro si tenne tra sabato 11 e domenica 12 ottobre ad Hofoi nell’elegante storica ambasciata britannica in Islanda, già residenza del Console di Francia e del poeta Einar Benediktsson. L’isola nordatlantica fu scelta in quanto esattamente geograficamente equidistante tra le due superpotenze, ed essendo fuori dai due paesi e dalle sedi regolari come Ginevra o Vienna, permise di evitare le pressioni ufficiali ed avere maggiori libertà rispetto ad un incontro più formale.
I due leader riuscirono nell’intenzione di lasciarsi alle spalle i toni duri e le minacce, per iniziare ad affrontare la deriva dell’eccessiva corsa agli armamenti e l’elevatissimo numero delle testate nucleari che andavano inutilmente oltre la logica della mutua deterrenza. Reagan e Gorbaciov ribadirono vicendevolmente che una guerra nucleare non potesse essere vinta e che pertanto non si sarebbe mai dovuta combattere.
Nonostante questa vicinanza ad un’intesa, non si trovò un accordo concreto da sottoscrivere. Il summit fece però emergere chiaramente la volontà di aprire una nuova fase nelle relazioni bilaterali, con la disponibilità a fare delle concessioni alla rispettiva controparte. Il vertice islandese dimostrò quindi l’importanza della diplomazia e delle trattative, che si sarebbero concretizzate l’anno successivo con la firma del trattato INF, il quale pose fine alla presenza dei missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo.