La direzione della Fiat decide di ricorrere alla cassa integrazione per 65mila dipendenti a partire dal 10 ottobre successivo, che vedranno una riduzione dell’orario lavorativo a 24 ore settimanali fino al 31 gennaio dell’anno seguente. Parallelamente, al fine di ristrutturare il debito (quello a breve ammontava a 1.800 miliardi), fu assunto Cesare Romiti.
Il presidente della Fiat di quegli anni era invece l’”Avvocato” Giovanni Agnelli, che assunse le redini dell’azienda nel 1966. La conduzione non sarà per nulla semplice, dovendosi scontrare con uno dei momenti più critici del capitalismo italiano, caratterizzato dalla contestazione studentesca prima e dalle lotte operaie poi: sono gli anni dei cosiddetti “autunni caldi”, caratterizzati da una serie di scioperi e di proteste che, in concomitanza con la crisi economica che imperversava in quegli anni, misero in seria difficoltà la Fiat.
A seguito della crisi del settore automobilistico infatti, dovuta anche allo shock petrolifero del 1973, per la prima volta la Fiat chiude il bilancio in perdita ed è costretta ad adottare misure di sostegno al reddito come la cassa integrazione. La situazione del mercato dell’auto però non migliorerà negli anni successivi. Nel 1975, le vendite subiranno una flessione del 25%, e la FIAT precipiterà al 10° posto tra i produttori automobilistici mondiali. Il trend negativo del settore auto proseguirà per tutti gli anni ’70, per poi assumere dimensioni mondiali nel 1980.
Sarà proprio alla fine degli anni ’70 che, per arginare i danni, la FIAT comincerà a prospettare il possibile licenziamento di quattordicimila operai. Questo porterà ad una dura fase di scontro sindacale (basti pensare al famoso sciopero dei 35 giorni). Le suddette lotte dell’”autunno caldo” porteranno, tuttavia, a delle conquiste importanti: il rinnovo del contratto dei metalmeccanici (nel dicembre 1969), lo Statuto dei lavoratori (1970) ed il riconoscimento dei Consigli di fabbrica (1971).