Gridano “Morte al dittatore!” e si tolgono il velo le donne che protestano ai funerali di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni uccisa dalle percosse della polizia morale, colpevole di portare il “hijab” in modo scorretto. A Saqqez sua città natale, decine di donne si sono tolte il velo islamico e lo hanno sventolato in aperta sfida col regime, mentre i residenti hanno lanciato pietre contro la sede del governatore e gridato slogan antigovernativi e strappato manifesti con la foto della Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. La protesta ha assunto un valore simbolico contro l’avversione che una parte del paese prova nei confronti del regime che nell’979 sostituì la monarchia con una repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispira alla shari’a, legge coranica.
Le manifestazioni hanno luogo non solo a Saqqez, durante i funerali della giovane, ma anche in altre città dell’Iran, coinvolgendo una larga parte della popolazione e protraendosi anche durante la notte tra sabato, giorno del funerale e domenica. Naturalmente la protesta è forte anche nella capitale Teheran dove si sono mobilitati anche gli studenti universitari. In molte occasioni le manifestazioni si sono trasformate in disordini e scontri con le forze dl”ordine.
La sharia iraniana, o legge islamica, impone alle donne di coprirsi i capelli e a indossare abiti che ne coprano il corpo. Per chi dovesse trasgredire le punizioni sono molto severe. In quei casi interviene la cosiddetta “Polizia morale“, che viene chiamata anche “Hijab police”. Una polizia religiosa incaricata di vegliare sulla “morale islamica” e che in passato si è resa protagonista anche di guerre spietate a certe acconciature maschili o parabole televisive.
In rete circolano anche molti video di persone ferite dalle forze dell’ordine nel tentativo di reprimere le manifestazioni. La polizia avrebbe usato lacrimogeni e manganelli sulla folla e sparato ad altezza uomo.