Dopo che Benito Mussolini il 25 luglio del 1943 viene messo in minoranza nel Gran Consiglio del Fascismo e fatto arrestare dall’Arma dei Carabinieri sotto richiesta del re Vittorio Emanuele III, il giorno successivo come contromisura le prime formazioni dell’esercito tedesco iniziano ad affluire in Italia attraverso il passo del Brennero.
Il governo italiano fu affidato all’ex capo di Stato maggiore delle Forze armate, Pietro Badoglio, mentre gli alleati stavano sbarcando in Sicilia e in tutta Italia si stava assistendo a duri scontri e scioperi di massa, soprattutto nelle regioni più industrializzate, mossi principalmente dal ripudio verso il contributo bellico nei confronti dell’alleato tedesco.
Hitler comprese subito che, nonostante le rassicurazioni di Badoglio, dei generali e dei diplomatici italiani che in realtà infatti volevano soltanto prendere tempo, il cambio di governo preludeva ad una “defezione” italiana, che avrebbe messo in pericolo le forze tedesche in combattimento nell’Italia meridionale e tutto lo schieramento della Wehrmacht nel teatro meridionale dell’Europa.
I preparativi in vista di un “tradimento” italiano quindi proseguirono rapidamente: precise disposizioni vennero diramate ai comandi subordinati che studiarono a loro volta nel dettaglio piani operativi per agire con velocità ed efficienza. L’Alto Comando delle forze armate tedesche si aspettava solo una debole resistenza da parte delle forze armate italiane e contava di risolvere in breve tempo la situazione.
All’annuncio dell’Armistizio dell’8 settembre, con il quale l’Italia proclamava la resa incondizionata agli Alleati ed il disimpegno dell’alleanza con la Germania nazista, la risposta di Hitler fu quasi automatica, considerando quanto erano stati pianificati i dettagli operativi nel caso di un capovolgimento del genere, e si tradusse in misure particolarmente aggressive nei confronti delle forze armate italiane in tutti i teatri bellici del Mediterraneo.
Il comando tedesco già il 10 settembre diramò un primo comunicato, annunciando il riuscito annientamento della macchina militare dell’ex-alleato. Sebbene rimanessero alcuni reparti italiani che combattevano ancora in Corsica, nei Balcani e nelle isole greche, di fatto in soli due giorni il Regio Esercito si era dissolto nelle sue strutture di comando e nei suoi reparti principali di fronte all’attacco delle forze militari del Terzo Reich.