19 luglio 1960: si dimette il governo Tambroni

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Rassegna le dimissioni il quindicesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il terzo della terza legislatura ed il primo in assoluto dal dopoguerra ad essere sostenuto da una maggioranza di centro-destra: il governo Tambroni. Il presidente della Repubblica Gronchi, dopo averle già rifiutate l’11 aprile e sondato il terreno per formare un nuovo esecutivo, le accoglie senza riserva.

Formatosi nel marzo del 1960, il governo Tambroni presenta sin da subito nella lista dei ministri tutte le correnti interne della Democrazia Cristiana, proponendosi così come un governo monocolore DC, nonostante per ottenere la maggioranza debba contare sull’appoggio del Movimento Sociale Italiano. L’esecutivo è infatti a maggioranza non precostituita e avrebbe dovuto ottenere i voti in Parlamento attraverso un’opera di convincimento dei singoli partiti sul programma.

L’ex ministro dell’Interno avrebbe dovuto guidare un governo di transizione verso una maggioranza di centrosinistra, tuttavia nel discorso con il quale si presenta alle Camere per chiedere la fiducia, Tambroni presenta un indirizzo politico ispirato al binomio “legge ed ordine”, grazie al quale ottiene per la prima volta la fiducia con i 24 voti del Movimento Sociale Italiano, determinando uno spostamento a destra degli equilibri politici e favorendo il tentativo del partito neofascista di uscire dall’isolamento in cui fin dalla sua nascita era stato relegato.

Il 14 maggio 1960 il MSI ufficializza il suo sesto Congresso per il 2 luglio a Genova, città medaglia d’oro alla Resistenza. Tale notizia provoca la reazione negli ambienti partigiani che propongono scioperi ed azioni di piazza sfociate in due importanti cortei, il 25 e il 28 giugno, quest’ultimo conclusosi con un comizio di Sandro Pertini. Il Pci chiede le dimissioni del governo. Trascorrono solo pochi giorni e il 5 luglio a Licata durante una manifestazione unitaria di braccianti e operai, la polizia, in virtù della linea dura rivendicata dal governo, uccide Vincenzo Napoli, un giovane esercente che cercava di difendere un bambino tenuto fermo ad un muro e picchiato dai celerini.

Gli scioperi e le manifestazioni consolidano l’unita di tutti gli antifascisti mobilitati per impedire una involuzione antidemocratica del Paese, e offre uno sblocco legittimo alla spinta crescente delle masse lavoratrici verso un mutamento profondo della situazione politica, sociale ed economica dell’Italia. Con la piena approvazione delle convergenze democratiche tra Dc, Psdi, Pri e Pli, si comporrà una nuova coalizione, e Tambroni, preso atto della formazione di una nuova maggioranza, il 19 luglio presenta le dimissioni.

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