Alex Garland (già sceneggiatore di Sunshine e 28 giorni dopo) sigla il suo esordio alla regia nel 2015 con questo thriller fantascientifico di relazioni psicologiche, che problemizza quello che è comunemente noto come test di Turing: come comprendere se una macchina è intelligente e cosciente?
Caleb (interpretato da Domhnall Gleeson) è un piuttosto mediocre programmatore 24enne incarnazione del bravo ragazzo americano, e lavora per la più grande società internet al mondo. Vince una competizione il cui premio è trascorrere una settimana in un rifugio di montagna che appartiene a Nathan, il solitario CEO della società e inventore dell’algoritmo di ricerca.
Arrivato a destinazione attraverso un elicottero privato che si ferma diversi chilometri prima dell’edificio, la location appare subito come una sorta di rifugio zen. Il giovane impiegato comprende presto di essere stato scelto da Nathan per un importante esperimento: testare Ava, l’intelligenza artificiale dalla forma umanoide e lo status cosciente realizzata da Nathan con un lavoro di anni.
Dopo i primi giorni Caleb realizza però che c’è qualcosa che non va. Le frequenti ubriacature del capo dal carattere sempre più lunatico e imperativo, i moltissimi luoghi della magione in cui non può entrare, e alcune strane confessioni dell’umanoide compongono un mosaico più inquietante di quel che non sembrasse all’inizio. Il protagonista faticherà a distinguere ciò che è vero da ciò che è artificiale senza sapere su cosa riporre la propria fiducia, per arrivare ad un finale assolutamente inaspettato.
Al titolo del film verrebbe da aggiungere la parola “Deus”: con l’espressione Deus ex machina, infatti, il teatro greco si risparmiava di addentrarsi all’interno di questioni non propriamente logiche, mettendo macchinosamente in scena una divinità in grado di “sbloccare” la storia. Il triangolo che così si crea tra umanità-divinità-artificialità fa piombare sulla scena un essere che può essere forse paragonato sì a un dio, ma quello del Vecchio Testamento, in cui indiscriminatamente condannava insieme buoni e cattivi.