Nasce a Rosario, in Argentina, Ernesto Guevara primogenito di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna. Di famiglia agiata, il padre è costruttore edile, il giovane Ernesto cresce in una zona al confine con Brasile e Paraguay. Nei primi anni Quaranta, legge con avidità molti classici delle letteratura mondiale presenti nella ricca biblioteca paterna: Baudelaire, Neruda, ma anche Freud. Dopo la laurea in medicina, terminata la specializzazione in allergologia nel 1953, intraprende un viaggio attraverso diversi Paesi dell’America Latina: Perù, Bolivia, Costa Rica, Guatemala.
Cresce la sua passione per la politica, che lo spinge a studiare i testi classici del marxismo e ad avvicinarsi alle lotte del movimento operaio e contadino. Ernesto nel 1955 parte per il Messico, dove viene arruolato come medico nel gruppo di esuli cubani che sta organizzando la lotta armata per rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista. Il loro capo è Fidel Castro, il futuro leader della rivoluzione cubana. Per prepararsi alla guerriglia Guevara pratica il canottaggio, la pallacanestro, il karate; è in questo periodo che nasce il soprannome “Che”, da un tipico intercalare argentino che serve a richiamare l’attenzione.
Il 1 gennaio 1959 crolla l’ultima fortezza di Batista e i guerriglieri entrano all’Avana. Che Guevara ha una posizione di primissimo piano nel gruppo dirigente rivoluzionario: prima presidente del Banco nacional (1959), poi ministro dell’Industria (1961). Dopo un lungo viaggio in Africa, nel marzo 1965 Che Guevara fa ritorno all’Avana e si dimette da tutte le cariche istituzionali. Negli ultimi mesi del 1966 è in Bolivia per organizzare un’insurrezione popolare. Nell’ottobre del 1967 viene catturato e ucciso.
Guevara è diventato uno dei riferimenti del Sessantotto e poi dei movimenti di contestazione successivi, fino a quello recente dei no global, che pure rifiutano l’appiattimento sulle ideologie del passato. È dunque l’unico mito rivoluzionario che resiste sia in Europa sia in America Latina, dove dell’iconografia comunista non sono sopravvissuti né Lenin né Mao né Trockij. Per le generazioni del Duemila, come per quelle precedenti, anche se non hanno mai letto i suoi scritti e conoscono ben poco della sua biografia, il Che è sinonimo di ribellione al potere antidemocratico e di indissolubile rapporto tra etica e politica.