Nella vasta giungla dominata dalle Serie Tv si annidano vere e proprie creature diaboliche, perfette e splendide.
Per quanto mi riguarda una di queste è Better Call Saul, costola feroce della serie ormai cult Breaking Bad, alla quale non ha davvero nulla a invidiare.
Dopo un’attesa al cardiopalma, finalmente Better Call Saul è tornato su Netflix con i tanto attesi episodi della sesta e ultima stagione.
Quella di Saul è una scalata inarrestabile verso l’Olimpo. Un’ascesa epica costellata di delusioni, perdite, imbrogli e sotterfugi. Vince Gilligan e Peter Gould intessono una trama epica, nella quale un uomo cerca di diventare un Dio e per farlo rinuncia anche a sé stesso.
Tensione è la parola d’ordine che aleggia in ogni angolo di questa serie, e soprattutto in questa ultima stagione. Si respira aria di vendetta e l’orizzonte assolato è minacciato dall’incombere di un temporale furioso. Saul (Bob Odenkirk) come un moderno Icaro, si è spinto troppo in alto e con lui anche Kim (Rhea Seehorn) e la caduta è sempre più imminente.
Better Call Saul è una serie davvero complessa, un racconto di formazione distorto e contorto… perché fondamentalmente Saul non è un cattivo, ma una pecora travestita da lupo.
Un cast superlativo in cui tutti gli attori, e dico tutti, sono letteralmente fusi con i propri personaggi. Ogni episodio è un piccolo capolavoro, un pezzo di puzzle dall’incastro perfetto.
La fine è ormai vicina… ma prima che arrivi, se avete bisogno, meglio chiamare Saul!
Buona visione
Serena Aronica