Il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancella l’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie mentali e la definisce per la prima volta nella storia: “Una variante naturale del comportamento umano” e una “caratteristica della personalità”.
Nel 2004 l’attivista martinicano Louis-George Tin ha ideato la Giornata internazionale contro l’omofobia e viene celebrata, per la prima volta, il 17 maggio dell’anno successivo. Largamente promossa dalle Nazioni Unite e attualmente osservata in oltre 130 Paesi, è stata ufficialmente istituita a livello europeo il 26 aprile 2007 con relativa risoluzione del Parlamento.
Bisogna però ricordare che in 67 Paesi i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso sono puniti per legge con pene carcerarie fino all’ergastolo. Numero che, in realtà, va portato a 69 considerando che in Egitto e Iraq sono criminalizzati de facto. In cinque Paesi vige inoltre la pena di morte: mentre in tre di essi (Arabia Saudita, Iran, Yemen) essa è applicata sull’intero territorio statale, negli altri due (Somalia e Nigeria) solo in alcune specifiche province. In altri sei, infine, cioè Afghanistan, Brunei, Emirati Arabi, Mauritania, Pakistan, Qatar ne è contemplata la possibilità e non è inflitta a chi si macchiasse però del reato di “sodomia”.
In alcuni Paesi come La Russia invece, nonostante a partire dal 27 maggio 1993 essere omosessuali non è considerato più illegale ed è stato consentito ai gay di essere partecipi all’esercito, il Governo negli ultimi anni ha approvato leggi che proibiscono sempre di più la libera manifestazione da parte degli omosessuali, vietando i gay pride ed ostracizzandoli tutti sin dal primo svoltosi il 27 maggio 2006 e conclusosi con l’arresto di alcuni manifestanti.
Nell’ultima Rainbow Map di Ilga-Europe, ufficialmente presentata a Cipro il 13 maggio scorso durante il convegno di IDAHOT+, l’Italia viene collocata al 33° posto in riferimento alla situazione nei 47 Paesi del Consiglio d’Europa, guadagnando pochissimi punti percentuali rispetto al 35° posto detenuto nel 2021, ed è così associata a Paesi che non hanno una reputazione positiva in materia di legislazioni e politiche in tema di diritti umani delle persone Lgbtq+.