Il Comitato Olimpico statunitense (USOC) ufficializza il boicottaggio dei Giochi della XII Olimpiade, noti anche come Mosca 1980, in segno di protesta per l’invasione sovietica dell’Afghanistan avvenuta nei precedenti mesi.
Il 24 dicembre 1979 lʼUnione Sovietica entrava nel “suo Vietnam”. Con lo scopo di sostenere la rivolta e la conseguente presa di potere del movimento socialista che aveva da poco rovesciato il governo dell’Afghanistan, Mosca inviò lʼArmata Rossa ad invadere lo stato centro asiatico. Il 20 gennaio del 1980 Carter impose un ultimatum al governo sovietico, dicendo che se entro un mese non avesse ritirato le proprie truppe, gli Stati Uniti avrebbero boicottato le Olimpiadi di Mosca. Il 21 marzo, in mancanza del ritiro da parte dell’Unione Sovietica dall’Afghanistan, Carter annunciò quindi che gli atleti statunitensi non avrebbero partecipato ai Giochi.
La decisione degli Stati Uniti venne seguita da 64 paesi tra cui Canada, Germania Ovest, Norvegia, Giappone, Corea del Sud, Cile, Argentina, Israele e Cina. Boicottò le Olimpiadi di Mosca anche il blocco delle nazioni arabe (tra cui l’Iran, nonostante le tensioni con gli Stati Uniti) in seguito alla condanna dell’invasione sovietica da parte dell’Organizzazione della cooperazione islamica e delle Nazioni Unite. Si aggiunse all’ultimo anche un 65esimo paese, la Liberia, che decise per il boicottaggio solo dopo aver partecipato alla cerimonia di apertura.
I Comitati Olimpici di 15 paesi decisero invece di partecipare, ma per protestare contro l’invasione dell’Afghanistan lo fecero sotto la bandiera olimpica: furono Andorra, Australia, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Porto Rico, San Marino, Spagna e Svizzera. In tutto quindi parteciparono alle Olimpiadi di Mosca 80 paesi, il numero più basso dalle Olimpiadi di Melbourne del 1956 e in cui, come prevedibile, gli atleti sovietici ottennero il maggior numero di medaglie (195 in totale, di cui 80 d’oro).
L’invasione sovietica dell’Afghanistan, da quella che sembrava dover essere allʼinizio unʼoperazione militare di facile compimento, si trasformò per i sovietici in un decennio di logoranti combattimenti che ebbe termine, con una ritirata, soltanto nel febbraio del 1989.