IL GOVERNO DELLE DISUGUAGLIANZE

classe media

Da quasi più di due anni ormai, risulta difficile approfondire notizie che non riguardano la pandemia e, nelle ultime settimane, la nuova devastante guerra. Tutto ciò è più che comprensibile perchè entrambi questi avvenimenti hanno già cambiato e cambieranno le nostre società irreversibilmente. Questo però non deve distogliere l’attenzione dalle altre questioni che comunque esistono e che, seppur di minore importanza, non possono essere ignorate.

E così si scopre che, mentre si discuteva di mascherine al chiuso o all’aperto, discoteche con il distanziamento, fine o meno dello stato di emergenza, il governo ha approvato una riforma fiscale che nei fatti va a danneggiare la classe media. Classe media che, come molta narrativa socio-economica narra, ha un’importanza fondamentale nella vita sociale di un paese e ne rappresenta la spina dorsale. Nonostante ciò, negli ultimi decenni soprattutto in Italia è stata fortemente penalizzata; se questa classe intermedia viene meno, si acuisce ancora di più la disugliaglianza tra il ceto sociale benestante e quello ai limiti della soglia di povertà, che è infatti proprio quanto è avvenuto e sta avvenendo.

Se analizziamo gli effetti delle rimodulazioni Irpef conseguenti all’ultima riforma, come fatto in questa intervista al presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, si scopre che in sostanza la fascia più penalizzata è quella che guadagna tra i 15 mila e i 28 mila euro lordi l’anno. Quella al di sotto non ha alcun vantaggio rispetto a prima, e chi invece ne guadagna di più, ovvero il ceto più abbiente, ha addirittura un guadagno che aumenta con l’aumentare del reddito.

La principale discriminante di questo meccanismo è stata togliere il trattamento integrativo (l’ormai famoso ex bonus-Renzi) proprio a chi guadagna il così detto “stipendio normale”, non compensabile su queste cifre dalla rimodulazione delle aliquote Irpef, e che si sarebbe potuto invece rafforzare per colmare la discrepanza tra chi si avvantaggia di più nel rientrare in una fascia percentuale minore.

È una cosa voluta? Si tratta di un errore di calcolo? Di chi può essere la responsabilità in un esecutivo che è appoggiato sostanzialmente da tutte le principali forze politiche? Possibile che partiti come il PD e il M5S che tanto si sono spesi per ridare dignità agli stipendi della classe dei lavoratori dipendenti, abbiano votato questa riforma senza proporre alcun emendamento?

Di fatto il governo Draghi su cui tanta fiducia si era riposta, si sta rivelando molto deludente, così come mostrato anche nello scarso protagonismo a livello internazionale che ha avuto nella gestione del conflitto in Ucraina. Se è vero che domani finisce lo stato di emergenza, viene da chiedersi se l’attuale esecutivo di unità nazionale, nato proprio per l’emergenza covid, gli investimenti del PNRR e blindato dal semestre bianco, abbia ancora motivo di esistere nel momento in cui tutti questi elementi sono venuti meno, o se non si debba piuttosto cercare una nuova maggioranza politica.

Filippo Piccini

Condividi:

Log in with your credentials

Forgot your details?