Waking Life // Richard Linklater

waking life copertina film

Questo film-cartone di Richard Linklater uscito nel 2001, in concorso al Festival del cinema di Venezia di quell’anno, è stato girato con attori reali ed è stato successivamente ridisegnato e colorato fotogramma per fotogramma da un team di animatori texani. Bob Sabiston, lo scenografo, ha ideato il software utilizzato per trasformare le riprese in pitture da animare. Tale tecnica conosciuta col nome di “rotoscopio” fu utilizzata già agli albori dell’età del cinema, ma qui possiamo considerarla come la prima in formato digitale.

La dimensione eterea del sogno, in cui è ambientato il film, giustifica almeno in via concettuale il ricorso ad uno stile di certo artificioso e un po’ fine a se stesso, ma anche a tratti potente, in grado di riflettere e rappresentare le mille sfaccettature di un’espressività accigliata e controversa, che il volto umano assume quando è turbato come lo sono gli esseri inquieti in cui si imbatte nel suo viaggio senza meta il nostro giovane protagonista.

Il film racconta infatti la storia di un ragazzo che, dopo un presunto incidente stradale, inizia a vivere un lungo interminabile sogno, durante il quale si imbatte in una serie di personaggi con i quali intavola conversazioni sui massimi sistemi della vita (morte, fede, razionalità, esistenza). Personaggi in cerca d’autore camminano così per le strade di un centro urbano al fianco della dimensione onirica del protagonista.

Alcuni dialoghi sono memorabili e lasciano il segno, come quello sulla caratteristica umana più universale in cui ci si chiede se questa sia la paura o la pigrizia, e come entrambi questi aspetti da soli non costituiscano per l’uomo gli unici impedimenti alla realizzazione dei propri obiettivi. Oppure quando ci si interroga sul vero significato del libero arbitrio, così come lo intendeva Sant’Agostino, e se non siamo in fondo veramente noi stessi sempre a decidere chi siamo.

Waking life non è un film per tutti, in grado di farsi apprezzare od amare con particolare facilità: la sequela turbolenta di situazioni in cui veniamo catapultati, come vivessimo anche noi nei sogni del protagonista, risulta in effetti non facile da assimilare e molto teorica per cercare di trovare dei facili consensi. La chiave d’interpretazione però è rintracciabile nel finale, quando il protagonista incontra il personaggio interpretato dallo stesso regista. L’uomo, per Linklater, deve riappropriarsi del proprio destino e scovare nel sogno la scelta più consona per sè, come soluzione ai dissidi morali e materiali che lo disuniscono, e quando si è riappropriato di ciò, deve decidere di esistere. Alla domanda apparentemente senza risposta che gli pone il protagonista ormai quasi arreso e sconsolato del dover vivere in eterno nel suo sogno, il regista molto semplicemente gli risponde: “Se ti vuoi svegliare, svegliati, fallo!”.

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