Condannato a morte per avvelenamento da cicuta da un tribunale di 501 cittadini, con l’accusa di corrompere i giovani ateniesi e di aver introdotto nuove divinità nel pensiero greco, muore il filosofo Socrate. Socrate si rifiutò di accettare l’offerta di fuggire e scegliendo di rispettare i desideri dello stato bevve volentieri la cicuta. La data di morte di Socrate non è espressa in modo esplicito nei documenti dell’epoca disponibili, ma vi si è potuti giungere attraverso gli scritti di altri filosofi e una serie di calcoli.
Socrate è stato un influente filosofo attivo nell’antica Atene nel V secolo a.C. È famoso per il suo “metodo socratico”, un metodo dialettico di indagine in base al quale vengono poste una serie di domande per stabilire le credenze o le conoscenze di una persona. Controverso ai suoi tempi, Socrate ha avuto un profondo effetto sulla filosofia nel mondo antico e oltre, ed è considerato oggi come il padre della filosofia occidentale.
Secondo un’interpretazione, anche se non condivisa da tutti, Socrate fu di fatto il primo filosofo occidentale a porre in risalto il carattere personale dell’anima umana. È l’anima, infatti, a costituire la vera essenza dell’uomo. Sebbene la tradizione orfica e pitagorica avessero già identificato l’uomo con la sua anima, in Socrate questa parola risuona in forma del tutto nuova e si carica di significati antropologici ed etici.
Paradossale fondamento del pensiero socratico è il “sapere di non sapere”, un’ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere. Le fonti storiche che ci sono pervenute descrivono Socrate come un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembravano continuamente sfuggirgli. Egli diceva di essersi convinto così di non sapere, ma proprio per questo di essere più sapiente degli altri. Egli quindi “investigando e ricercando” avrebbe suscitato la contestazione giovanile insegnando con l’uso critico della ragione a rifiutare tutto ciò che si vuole imporre per la forza della tradizione o per una valenza religiosa, motivo per cui fu accusato e condannato dai suoi avversari.
Come racconta Platone nel dialogo del Critone, Socrate, pur sapendo di essere stato condannato ingiustamente, una volta in carcere rifiutò le proposte di fuga dei suoi discepoli, che avevano organizzato la sua evasione corrompendo i carcerieri. Ma Socrate non sfuggirà alla sua condanna poiché «è meglio subire ingiustizia piuttosto che commetterla»; egli accetterà la morte che d’altra parte non è un male perché o è un sonno senza sogni, oppure darà la possibilità di visitare un mondo migliore dove, dice Socrate, s’incontreranno interlocutori migliori con cui dialogare. Quindi egli continuerà persino nel mondo dell’aldilà a professare quel principio a cui si è attenuto in tutta la sua vita: il dialogo.