Entra in vigore la legge Vanoni, la legge 11 gennaio 1951, n. 25 della Repubblica Italiana con la quale si riforma il sistema fiscale, promossa dal Ministro delle Finanze Ezio Vanoni. La principale introduzione è l’obbligo per tutti i contribuenti italiani di presentare una dichiarazione dei redditi.
Chiamata anche “Norme sulla perequazione tributaria e sul rilevamento fiscale straordinario” o “riforma Vanoni”, la legge aveva come punti fondamentali: la dichiarazione annuale dei redditi, la diminuzione delle aliquote sulle quali pagare le imposte, l’aumento dei minimi imponibili. Si mostrava particolarmente efficace sui contribuenti a reddito fisso come ad esempio i lavoratori dipendenti.
Il 16 luglio 1951 il ministro delle Finanze Ezio Vanoni annunciò in conferenza stampa che il successivo 10 ottobre sarebbe stato il termine per la presentazione della denuncia dei redditi percepiti nell’anno precedente. Il 13 dicembre il ministro illustrò i risultati completi delle dichiarazioni effettuate in una seduta della Camera dei Deputati.
La tempestività nella diffusione dei dati fu elaborata senza avere strumenti informatici, ma ricorrendo al massimo alle macchine di centri meccanografici come quello dell’esattoria comunale di Milano gestito dalla Cassa di risparmio che si trovarono a processare un’imponente massa di documenti. «Una macchina misteriosa scrive i vostri segreti», titolò il Corriere d’informazione, mostrando l’immagine di una scheda perforata.
Escludendo le dichiarazioni che non davano luogo ad alcuna tassazione, quelle utilizzabili ai fini dell’imposta complementare erano ai tempi di Vanoni poco più di un milione. Oggi, con una popolazione con più di 14 anni cresciuta del 48% rispetto al 1951, il numero delle dichiarazioni Irpef è 10 volte maggiore: nel 2020 ha superato i 41,5 milioni.
Già nel 1951 si manifestarono i problemi che avrebbero caratterizzato gran parte degli anni seguenti: le lamentele per l’insufficiente disponibilità dei moduli, le lunghe code agli uffici tributari o agli sportelli postali e le immancabili richieste di un rinvio della scadenza. Quest’obbligo ha segnato tutti i decenni successivi, pur nel variare delle scadenze e delle modalità di presentazione, radicandosi tra le abitudini degli italiani.