Il film Pleasantville è stato scritto e diretto da Gary Ross, che ha dato vita anche a “Big”, il film del 1988 in cui Tom Hanks era un bambino intrappolato in un corpo adulto. Qui i personaggi sono intrappolati in un intero mondo. Evoca il contesto delle sitcom in bianco e nero degli anni ’50, fatto di staccionate e calzette fino al ginocchio, dove tutti sono bianchi e appartenenti alla classe media, hanno un lavoro, dormono in due letti singoli, non usano mai il bagno e seguono lo stesso copione allegro.
Jennifer (Witherspoon) e David (Maguire) sono una coppia di fratelli adolescenti degli anni ’90 che, durante una discussione su chi può usare la televisione grande in soggiorno, finiscono intrappolati nella stessa TV, a causa di uno strano riparatore (Knotts) che aveva lasciato loro uno sconosciuto telecomando magico. Nello specifico, finiscono a Pleasantville, un vecchio spettacolo in bianco e nero che ritrae lo stereotipo della provincia americana degli anni ’50, e in cui l’arrivo dei due ragazzini cambierà molte cose, dando vita ad una vera e propria rivoluzione, stimolante per alcuni e inaccettabile per altri.
Pleasantville è uno di quei pochi film che uniscono alla leggerezza dell’ambientazione e dei personaggi, un risvolto se vogliamo sociale e politico. Viene fuori la discriminazione nei confronti delle persone che sono diventate “colorate” al punto che si vedono nei negozi le scritte “No colored”, proprio come ai tempi dell’apartheid. In egual misura tutte le libertà, a cominciare da quella sessuale, ma anche creativa e individuale, iniziano ad essere viste con diffidenza dalla provincia bigotta ben rappresentata dalla sitcom. Che in tutta risposta cerca di tornare alla “normalità” mostrando tutti i valori propri dei reazionari di sempre.
Il film osserva che a volte è spaventoso e pericoloso imparare nuovi modi di essere o di fare le cose, ma che il mondo che vediamo intorno a noi rappresenta il progresso perchè frutto del cambiamento, non invece il decadimento che inevitabilmente si accompagna al conservatorismo. Sì, abbiamo più problemi. Ma anche più soluzioni, più opportunità e più autenticità. C’è una scena in questo film in cui piove per la prima volta (ovviamente non ha mai piovuto nelle sitcom degli anni ’50), ma le persone colorate di Pleasantville invece che andarsi a riparare, escono e rimangono lì.