Durante la prima fase della crisi finanziaria, la banca britannica Northern Rock riceve un sostegno per la liquidità dalla Banca d’Inghilterra per evitarne il collasso, provocando il panico tra i clienti e il conseguente assalto agli sportelli per ritirare i propri risparmi (la prima volta che succede nel Regno Unito in 150 anni).
La Northern Rock era specializzata nella concessione di mutui immobiliari, ma con un modello di business molto sbilanciato: prestava a lungo termine finanziandosi però a breve. Sotto la presidenza di Matt Ridley, Northern Rock aveva un piano aziendale che prevedeva un forte indebitamento nel Regno Unito e sui mercati monetari internazionali, estendendo i mutui ai clienti sulla base di questo finanziamento e poi rivendendo questi mutui sui mercati dei capitali internazionali, un processo noto come cartolarizzazione.
Nell’agosto 2007, quando la domanda globale da parte degli investitori di mutui cartolarizzati stava svanendo, la mancanza di fondi raccolti da questo canale impedì a Northern Rock di rimborsare i prestiti dal mercato monetario. Questo problema era stato anticipato dai mercati finanziari, che attirarono una maggiore attenzione intorno ad esso.
Il 14 settembre 2007 la banca chiese e ricevette un meccanismo di sostegno alla liquidità dalla Banca d’Inghilterra, per sostituire i fondi che non era stata in grado di raccogliere dal mercato monetario. Ciò portò al panico tra i singoli depositanti, che temevano che i loro risparmi potessero non essere disponibili nel caso in cui la Northern Rock fosse andata in amministrazione controllata. Il risultato fu appunto una corsa alla banca in cui i depositanti si schierarono fuori dagli sportelli delle filiali per ritirare tutti i loro risparmi il più rapidamente possibile, incitandosi a vicenda, considerato il lecito comportamento reciproco.
Il 22 febbraio 2008 la banca venne poi assunta in proprietà statale a seguito di due offerte private per essere rilevata non riuscite, non essendo neanche in grado di impegnarsi completamente per il rimborso del denaro dei contribuenti entro tre anni. La banca venne così gestita “a condizioni di mercato” dal governo attraverso gli investimenti finanziari del Regno Unito, dopo avere ceduto crediti ipotecari per 2,2 miliardi a Jp Morgan.
La banca pianificò così di rimborsare il debito pubblico entro tre o quattro anni, principalmente incoraggiando i clienti ipotecari a portare il loro mutuo ad un altro finanziatore. I costi vennero ulteriormente ridotti tagliando il numero dei dipendenti. Al 3 marzo 2009, la banca stava rimborsando il prestito con largo anticipo rispetto all’obiettivo, con un saldo netto di soli 8,9 miliardi di sterline del prestito che alla fine del 2007 ammontava a 26,9 miliardi di sterline.
Chiuderà definitivamente nel 2012, finendo in pancia a Virgin Money. La grande crisi nel frattempo avrà travolto (esattamente un anno dopo, il 15 settembre 2008) anche Lehman Brothers. E diventerà il nuovo innesco della grande recessione che portò, in Europa in particolare, alle politche di Austerity che hanno provocato negli anni a seguire esternalità negative (tagli lineari alle spese e aumento delle imposte) con l’ulteriore aggravamento della recessione economica, della fiducia sui mercati finanziari e della riduzione del PIL.