A vent’anni dal G8 di Genova, dai gravi fatti che hanno offuscato il summit e che lo hanno reso – questi sì – una svolta definitiva nella Storia d’Italia, Giovanni Mari, giornalista genovese e testimone, ripercorre i vari fallimenti che hanno connotato quell’esperienza, rendendola unica e irreversibile: il fallimento degli otto Grandi, del governo italiano, dell’intelligence, delle forze dell’ordine, della politica italiana tutta, e poi ancora della magistratura, dei mass media e, infine, anche del movimento noglobal:
“Portava con sé una piattaforma di contenuti formidabili, dai beni comuni alla lotta alla casta, dalla pace all’accoglienza dei migranti, temi ancora tutti aperti che sarebbero un formidabile programma politico, ma se lo sono fatto scippare dal populismo”.
Una sconfitta che pesa su tutti: “Ne siamo usciti tutti sconfitti e siamo tutti arretrati. Quelle istanze di un mondo migliore sono rimaste al palo, annacquate e disperse. L’esigenza di una lotta alla globalizzazione che stava diventando disumana, ha abdicato a una lotta alla mondializzazione che invece si è sviluppata su radici xenofobe, populiste e sovraniste”.
Questo libro è un sincero e amaro giudizio di valore che, a distanza, parla del bisogno di una dolorosa rielaborazione che conduca passo passo a una verità difficile.
Il contributo di Mari getta una luce diversa sulla lettura di quel terribile snodo che ha verosimilmente segnato la rappresentanza politica e le dinamiche di piazza di questo Paese nel nuovo Millennio.