Inizia l’operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica da parte dell’esercito nazista. Con 150 divisioni tedesche per un totale di 4 milioni di uomini, 3.500 carri armati e circa 3.000 unità aeree, insieme a truppe ausiliari dei paesi satelliti (Romania, Ungheria, Slovacchia e Finlandia), una divisione di volontari spagnola e 62 mila soldati italiani, cui se ne aggiunsero altri 230 mila nel luglio del 1942. Viene considerata tra le più grandi operazioni militari terrestri di sempre.
Il 21 giugno l’ambasciatore tedesco a Mosca, von Schulenburg, ricevette via radio dal Ministro degli Esteri tedesco, Ribbentrop, la dichiarazione di guerra all’Unione Sovietica, da consegnarsi immediatamente al Ministro sovietico degli Esteri Molotov. In essa la Germania accusava l’Unione Sovietica di aver violato sistematicamente gli accordi del patto di non aggressione firmato dai due Paesi il 24 agosto 1939 a Mosca, di aver tramato contro la Germania con un’aggressiva condotta diplomatica anti-tedesca e di stare ammassando al suo confine occidentale forti contingenti di truppe, destinate a un attacco alla Germania. Al termine della lettura, fattagli da Schulenburg, Molotov gli disse: «È la guerra. Credete che ce la siamo meritata?»
La sorpresa dell’attacco tedesco fu assoluta, nonostante poche ore prima fosse stato inviato a tutti i distretti di confine l’ordine del ministero della difesa sovietico di mettere le truppe in “stato d’allarme primario” e, in conseguenza della frammentarietà delle comunicazioni, solo dopo quattro ore Stalin diede l’ordine di contrattaccare; l’aviazione sovietica fu duramente colpita al suolo (la Luftwaffe, solo nel primo giorno, distrusse più di 1 800 velivoli) e i pochi aerei che riuscirono ad alzarsi in volo, i superati caccia Polikarpov I-16, furono abbattuti in massa e nei successivi quattro giorni i sovietici persero il 50% del loro potenziale aereo.
Fino alla fine di novembre le truppe tedesche avanzarono costantemente, fino ad arrivare a solo 17 chilometri da Mosca, quando reparti della divisione SS Das Reich, riuscirono, dopo quattro giorni di combattimenti, a occupare Istra e a formare teste di ponte oltre il fiume omonimo presso Lopatova. Ma il 27 novembre la temperatura scese a 40 gradi sotto zero, si moltiplicarono i casi di congelamento e anche le armi ebbero difficoltà a funzionare.
La controffensiva sovietica ebbe inizio il 5 dicembre sull’intero fronte tedesco: il piano d’attacco prevedeva una prima fase, consistente nel fare arretrare il fronte tedesco da Mosca, e una successiva che si proponeva di accerchiare e distruggere l’intero Heeresgruppe Mitte, con una manovra a tenaglia che doveva svilupparsi da nord, con le forze comandate dal generale Ivan Stepanovič Konev, e da sud con l’avanzata delle forze del fronte meridionale, comandato dal generale Tymošenko, che avrebbero dovuto riunirsi alle spalle dello schieramento tedesco.
Il 16 dicembre il generale Guderian chiamò Hitler per informarlo che la pressione delle quattro armate sovietiche nel settore sud rendeva impossibile la resistenza sul posto, chiedendo l’autorizzazione a creare una linea a est del fiume Oka che venne respinta e, dopo il colloquio avuto personalmente col Führer il 20 dicembre, dove questi venne informato che il ripiegamento era già iniziato, il 24 dicembre reparti della 50ª armata sovietica superarono l’Oka a nord di Livny e la 10ª divisione di fanteria, comandata dal generale Friedrich-Wilhelm von Loeper, fu sopraffatta a Čern’, consentendo lo sfondamento del fronte.
L’Operazione Barbarossa, si concluse con un fallimento, malgrado in seguito, dopo un inverno devastante per le truppe tedesche, venne decisa l’Operazione Blu che aveva lo scopo di raggiungere il Mar Caspio. La controffensiva sovietica costrinse i tedeschi a ripiegare, permettendo ai russi di invadere mezza Europa. Iniziava così un nuovo capitolo che avrebbe avuto come apice la Guerra Fredda.
Con l’inizio dell’Operazione Barbarossa, infatti, le due potenze continentali divennero avversarie. Dopo la catastrofe del Terzo Reich (1945) e la divisione della Germania (1949), Repubblica Federale e Urss rimasero di fatto su fronti opposti sino al novembre 1989, quando crollò il Muro di Berlino.