Dopo vent’anni dalla sua uscita… finalmente American Psycho può essere annoverato tra le mie visioni preferite!
Netflix infatti, sorprendendomi, mi regala questo titolo inseguito per molto tempo.
Ma di cosa parla American Psycho?
Uscito nel 2000 e diretto da Mary Harron, American Psycho si ispira al romanzo di Bret Easton Ellis. Il film è una full immersion nello stile di vita dello yuppie newyorkese Patrick Bateman (un clamoroso Christian Bale).
Siamo negli anni 90 e lo sfondo su cui si muove Patrick è costituito da una società totalmente vacua, arrivista e asettica. Un mondo di giovani rampanti, pronti a sfidarsi a colpi di biglietti da visita, pronti a odiarsi e invidiarsi. Tra cene nei locali più in voga, abiti griffati, tagli di capelli all’ultima moda, fidanzate accessorie e amanti… Patrick scivola nella sua vera natura.
Maniaco della cura del corpo, al limite dell’ossessione, Patrick nutre in segreto un’anima totalmente deviata. La sua apparente e plasticata cordialità cela infatti un’altra natura. Patrick è un sadico privo di scrupoli e di empatia, un assassino efferato, brutale e auto compiaciuto.
American Psycho è un viaggio a bordo della mente di un sociopatico vestito con abiti di Armani, una discesa nel sangue e nell’annientamento.
Resta però un dubbio finale… Patrick ha realmente commesso tutti gli omicidi a cui assistiamo?
Forse questo non è il nodo cruciale da sciogliere. Quello che infatti emerge in ultima battuta è la frustrazione di Patrick. Una frustrazione originata dall’impossibilità di rendere noto il suo vero essere e la castrante sensazione di essere un individuo anonimo. In un mondo fatto di apparenza, tutti sembrano uguali e privi di una reale identità. Patrick è un maniaco, e su questo non ci piove, ma non assaporerà mai la gloria sella sua unicità… poiché resterà un mistero per tutti tranne, forse, per sé stesso.
Buona Visione
Serena Aronica