In un’intervista al settimanale Gente il cardinale Alfredo Ottaviani puntalizza che il divieto vaticano di aderire, votare o sostenere i comunisti prevede la scomunica solo per chi pratica discipline marxiste. Veniva spiegato che per essere scomunicati non bastava essere iscritti al Pci o votarlo, ma occorreva professare stretta osservanza del marxismo.
Il suo intervento sulla stampa si era reso necessario per puntualizzare il disallineamento della Chiesa dopo la decisione di Pio XII del 1949 di procedere alla scomunica dei seguaci del comunismo.
“A proposito di questo divieto c’è stata molta confusione. Bisogna difatti ricordare che la scomunica si applica a coloro che professano dottrine marxiste, non a coloro che aderiscono sic et sempliciter al partito comunista. Chi vota per i comunisti o iscritto al partito, ma non aderisce al materialismo dialettico non è scomunicato.
In Italia molte persone non sanno niente di marxismo, vanno in chiesa, credono in Dio e votano per i comunisti. Essi non sono scomunicati, però commettono un’azione illecita, cioè peccano.
Il confessore ha l’obbligo di avvertirli del loro errore e, se insistono, negare loro l’assoluzione, come per qualunque altro peccato di cui il fedele non si pente e che non si propone di non commettere.
Una cosa, ad ogni modo, deve essere chiara anche a proposito dei comunisti: più che mai, oggi, la Chiesa non desidera condannare ma persuadere. Essa ama tutta l’umanità e tutti vuole condurre a sé”.
Ottaviani, romano, classe 1890, fatto cardinale il 12 gennaio 1953 da papa Pio XII, rigoroso difensore della tradizione, forte oppositore delle tendenze riformistiche della Chiesa a tal punto che amava autodefinirsi “carabiniere dell’ortodossia”, era di fatto l’uomo più potente della santa sede dopo il pontefice.
Per il ruolo ricoperto, Ottaviani, dopo la morte nel 1979, verrà sepolto nella chiesa di San Salvatore in ossibus: luogo di culto dove viene simboleggiato il confine tra lo Stato italiano e quello vaticano.