Nell’immaginario collettivo, grazie alla letteratura e al cinema, la “casa” non è solo un luogo circoscritto nel quale semplicemente vivere, ma uno scrigno al cui interno possono essere nascosti segreti, talvolta anche terribili.
Per chi è rimasto folgorato dallo splendido e perturbante The Others, potrebbe quindi essere interessante recuperare un altro titolo che ne condivide le fosche atmosfere.
Marrowbone è un film del 2017, scritto e diretto da Sergio G. Sànchez, collaboratore di J.A. Bayona nella stesura delle sceneggiature di The Impossible e The Orphanage.
L’opera prima di Sànchez è interamente permeata da una sensazione straniante, una tensione che sembra scorrere sotto la pelle dei personaggi e lungo le vecchie intercapedini dei muri della grande e vecchia dimora. Tutto sembra sospeso, trattenuto come un respiro troppo profondo e immerso in una fotografia desaturata che accentua la sensazione di orrore taciuto.
Una dimora e una famiglia. Un semplice incipit, che se sapiente sfruttato proprio come in The Others, è in grado di trasformarsi in qualcosa di disturbante, spaventoso e doloroso.
Marrowbone non è un film perfetto e a molti potrebbe non soddisfare il twist finale, eppure possiede un’anima malsana e fatiscente che lo rende comunque irresistibile. Il cast giovanissimo, e assolutamente perfetto, ha i volti di George MacKay (Jack Marrowbonw), Anya Taylor-Joy (Allie), Charlie Heaton (Billy), Mia Goth (Jane), Matthew Stagg (Sam) e Kyle Soller (Porter).
Marrowbone è la storia di una dimora, della famiglia che la abita e di terribili segreti… ma è anche una favola oscura che parla di dolore, perdita e paura. Un film che non mira a far saltare sulla sedia lo spettatore con trucchetti da infimo prestigiatore, ma che spaventa con la sua cruda realtà vista e vissuta attraverso il cuore e la mente di un ragazzo.
Buona Visione
Serena Aronica