Essere o non essere? E a quale prezzo? Il dubbio Amletico sembra aleggiare come uno spettro inquieto nella nostra società moderna, intossicata dal bisogno di popolarità, di essere, appunto, qualcuno e di apparire a prescindere dai meriti. Un morbo dilagante, che troppo spesso finisce col calpestare la vita degli altri, trascinati a loro insaputa in un mondo di voyeur dall’animo piatto e privi di ogni forma di empatia.
Tutto questo si riversa, come una colata fumante, nel film The Good Neighbor (2016) che segna l’esordio alla regia di Kasra Farahani.
Ethan Fleming (Logan Miller) e Sean Turner (Keir Glichrist) sono due adolescenti dalle personalità differenti, ma entrambi alle prese con quei tarli adolescenziali capaci di scavare nicchie profonde nell’animo. I due decidono di testare un esperimento psicologico ai danni dell’anziano vicino Harold Grainey (un magnifico James Caan). L’uomo vive in totale solitudine, a parte il gatto che gli gironzola per casa, ha un pessimo carattere e sembra dedito alla bottiglia. A contribuire all’aura nefasta di Harold ci sarebbe una vecchia storia di abusi sulla moglie, che sembra averlo ormai lasciato da molto tempo.
Ethan e Sean s’introducono furtivamente in casa di Harold e piazzano telecamere e congegni per sorvegliarlo costantemente. Il loro scopo è convincerlo, mediante le loro interazioni a distanza, che la casa sia infestata dai fantasmi.
L’unico posto dove i due ragazzi non riescono a posizionare delle telecamere è la cantina, uno dei luoghi dove Harold spesso si rinchiude.
Nonostante le incursioni “sovrannaturali” dei due ragazzi, Harold non sembra spaventato. Anzi, lentamente l’uomo sembra quasi estraniarsi e sprofondare nei suoi pensieri.
Il film porta lo spettatore a pensare che Harold abbia qualcosa da nascondere, magari proprio in cantina. Un segreto sporco da tenere sottochiave. Eppure, attraverso dei perfetti flashblack si intuisce che qualcosa stride. Harold è davvero una vecchia carogna?
Lentamente tutta la storia si dipana, portandoci davanti a una risoluzione dell’enigma estremamente amara e tragica.
Morboso, cupo e straziante The Good Neighbor è una tragedia moderna. Un film che pone l’accento sui giovani e la loro ossessione per i social network, per la fama e i followers. Tutto questo a discapito di un’altra vita, letteralmente stravolta e distrutta.
Giocare con i ricordi e il dolore di un’altra persona è pericoloso… ma per la fama, questo e altro.
Buona Visione
Serena Aronica