Forse anche Renzi ha capito che non si tornerà più alla vecchia normalità quando ha deciso di far cadere il governo Conte Bis, dato che già la settimana dopo la sua costituzione nel settembre del 2019, a seguito di lunghe e difficili trattative per creare un’alleanza tra PD e M5S, ha fondato un suo partito, e nei mesi successivi a ridosso della prima ondata era sul punto di fare ciò che ha fatto nelle scorse settimane, come si può leggere in questa notizia che avevamo pubblicato quasi un anno fa, ma che non fece più solo a causa della pandemia. Questo a dimostrazione che non c’entra nulla il Recovery Fund, il Mes ed il bene dell’Italia.
Probabilmente non tutti ci stiamo rendendo conto di cosa sia successo e di cosa potrebbe ancora accadere, con la stessa inconsapevolezza con cui forse non realizziamo che ogni giorno nel nostro Paese muoiono tra le 400 e le 500 persone di Covid19 (“di covid”, “con il covid” spero che ormai si è capito non fa differenza). E non parlo del rischio che una destra sovranista e negazionista possa andare al governo se si dovesse votare, proprio adesso che il mondo si è liberato di Trump e del trumpismo, ma mi riferisco alla mancanza di consapevolezza della situazione che stiamo vivendo.
Ma veramente c’era bisogno di tutto questo? Una crisi di governo in piena emergenza globale? Numerosi medici in questi giorni hanno lanciato l’allarme sulle ripercussioni psicologiche che la pandemia ha avuto e soprattutto avrà sulle persone nei tempi a venire. Si parla infatti addirittura di una psicopandemia che affiancherà o seguirà la pandemia stessa, al punto che l’Oms ha costituito per la prima volta un ente di monitoraggio specifico sulla salute psichica connessa.
Immaginatevi una persona che in questo periodo ha perso tutto ciò che aveva, dal lavoro agli affetti, e l’unica cosa che ha visto aggiungersi oltre all’isolamento sociale sono i debiti per continuare a sopravvivere; proviamo a pensare cosa può passare per la mente di questa stessa persona mentre vede il governo dimettersi, e con esso la certezza di un quache tipo di “ristoro” o supporto rimandata a non si sa quando e a chi. Ulteriore incertezza al già precario momento storico che stiamo vivendo.
La speranza è che il governo dimissionario possa ripresentarsi sotto un’altra forma (Conte Ter) che possa continuare il lavoro impostato fin qui, altrimenti se si dovesse andare ad elezioni sarebbero necessari almeno altri 4-5 mesi per tornare operativi da quando un esecutivo completamente diverso dovesse insediarsi, tra nomina di nuova squadra di governo, ministri, sottosegretari, presidenti e membri delle commissioni parlamentari. Considerando che nel 2018 ci sono voluti tre mesi dopo le elezioni soltanto per formarlo un nuovo governo e considerando poi che da qui a giugno quello dimissionario potrebbe soltanto disbrigare la normale amministrazione, il risultato sarebbe un totale immobilismo del tutto inadatto alla situazione di emergenza attuale.
Ritenendo quindi che, a differenza di quanto sia passato nella mente di chi in modo molto egoistico ha deciso di far scoppiare questa crisi, siamo ancora nel mezzo di un evento epocale che non sembra finirà il mese prossimo, ma probabilmente non prima di due anni (al netto di nuove varianti completamente diverse che ci farebbero ricominciare tutto da capo), la speranza è che un nuovo esecutivo possa solo all’occorrenza avvalersi dei voti del gruppo che gli ha tolto la fiducia, ma che diversamente anche se questo stesso dovesse votare contro, possa avere seppure di poco una maggioranza assoluta per continuare a governare.
Filippo Piccini