La vita di ognuno di noi è una corda tesa, sulla quale talvolta si formano nodi impossibili da sciogliere e che possono cambiarne radicalmente il percorso.
Talvolta capita di stringere rapporti in grado di segnare la nostra coscienza e risvegliare dal torpore la consapevolezza di noi stessi.
Talvolta custodiamo segreti che possono portarci all’autodistruzione, che possono rendere la nostra esistenza incompleta, triste e non veritiera.
Zio Frank (Uncle Frank), film del 2020 diretto da Alan Ball (Oscar per la sceneggiatura di American Beauty), è una storia che racconta, in modo delicato, la necessità di essere accettati, la vita e la morte.
Protagonisti di questa bellissima storia di redenzione sono Frank (Paul Bettany) e sua nipote Beth (Sophia Lillis).
Sono gli anni ’70 e Beth vive in una piccola cittadina della Carolina del Sud. La sua famiglia vive sotto lo sguardo perennemente accigliato del patriarca, un uomo duro e coriaceo. Le figure femminili sono ammassate in cucina, relegate al ruolo di madri e mogli. Beth però ha uno spirito curioso e trova solo nello zio Frank la comprensione, gli stimoli e la libertà di pensiero alla quale anela. Beth prenderà così il volo, gettandosi nella mischia, allontanandosi a grandi bracciate da un destino apparentemente segnato… un destino eluso solo grazie allo zio Frank e alle sue parole di incoraggiamento ad essere sé stessa.
Quello che Beth lentamente scoprirà è che lo zio Frank nasconde un segreto che lo tormenta e che affonda le radici all’interno della famiglia e della sua giovinezza.
All’interno del film di Ball ci sono temi importanti come la famiglia, la necessità di essere accettati e il bisogno di fare pace con i propri tormenti.
Frank ha eretto un mondo fittizio intorno a sé, dietro il quale cela da sempre la sua omosessualità.
Una storia, a tratti anche in stile Road Movie, che racconta con dolcezza e delicatezza, ma anche con lucida schiettezza, di ferite mai rimarginate, di dolori e di perdizione.
Zio Frank mostra come troppo spesso edifichiamo un’intera personalità, un’intera vita, intorno a ciò che realmente siamo o vorremmo essere. Questo inevitabilmente può distruggere la nostra personalità, può schiacciare e infine soffocare quello che di diritto dovremmo essere.
Difficile, anzi impossibile, non entrare in empatia con i personaggi e soprattutto con quello dello zio Frank. Impossibile non sentire un nodo stringere il fondo della gola e avvertire nel fondo del cuore qualcosa agitarsi… forse proprio la parte di noi che abbiamo dovuto dare in pasto alla finzione e rimasta impigliata nel tritacarne azionato da una società solo in apparenza liberale.
Buona Visione
Serena Aronica