Sono 84.730 le persone vaccinate contro il coronavirus in Italia, secondo l’ultimo dato disponibile sul portale online del commissario straordinario per l’emergenza. In testa per numero di somministrazioni il Lazio. Subito dietro il Piemonte, la Toscana e la Campania. Molto indietro la Lombardia.
La fase 1 della vaccinazione, che ha preso ufficialmente il via tra il 30 e il 31 dicembre a seconda delle regioni, interessa operatori sanitari e sociosanitari, personale non sanitario e gli ospiti delle Rsa.
Le vaccinazioni nel mondo
Nel frattempo nel mondo sono 10 milioni le persone vaccinate, secondo i dati riportati dal sito di pubblicazione scientifica Our World In Data, sviluppato dall’Università di Oxford. La Cina ha immunizzato circa 4,5 milioni di persone, seguita da Stati Uniti (2,79 milioni), Regno Unito (1 milione). Un milione di persone sono state vaccinate anche in Israele (che conta circa 9 milioni di abitanti). Poi la Germania con oltre 165 mila. Il sito chiarisce che i numeri si riferiscono alle singoli dosi iniettate, quindi non alla vaccinazione completa, che necessita di un secondo richiamo.
Numeri che hanno suscitato polemiche e interrogativi sul perché in Italia si proceda più a rilento. Ma alle critiche replica Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato Tecnico Scientifico: “Leggere ogni tanto, che l’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi del continente, mi sembra francamente ingeneroso”.
Ma il confronto con altri paesi europei torna a occupare il dibattito, anche sui social. “Piccolo e semplice promemoria: per vaccinare solo il 50% degli italiani in 10 mesi occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30 X 2). Bisogna procedere alla media di 200.000 vaccinazioni al giorno” scrive su Twitter la Fondazione Luigi Einaudi in base ai dati raccolti dalla campagna di informazione #quantivaccini che sul sito della Fondazione.
Il caso Israele, già vaccinate un milione di persone
Nella battaglia al Covid Israele corre più del resto del mondo: ha già superato il 10% della popolazione immunizzata con la prima dose del vaccino, vale a dire un milione di persone su poco più di 9 milioni di abitanti .Basti pensare che il Bahrein, in seconda posizione, è al 3,45% e gli Usa allo 0,84%. Non per niente quello di Israele è definito ‘un caso di successo’. L’obiettivo – secondo le intenzioni del ministro della sanità Yuli Edelstein – è di arrivare per fine marzo ad un paese quasi del tutto immunizzato. “Provo una emozione grande”, ha detto il premier Benyamin Netanyahu incontrando il milionesimo immunizzato nella cittadina araba di Umm El Fahem nel nord del paese. “Ci siamo procurati milioni di dosi, abbiamo preceduto il mondo intero e procediamo ad alta velocità per immunizzare l’intera popolazione, per salvare vite umane”. Un primato che gli israeliani, ma anche il premier, non possono che apprezzare in vista delle elezioni di marzo. Il Paese ha chiuso un contratto con la Pfizer per una massiccia fornitura iniziale: tra i 4 e i 6 milioni di dosi, secondo i media. Inoltre – sottolineano gli analisti – con una popolazione limitata, una zona geografica omogenea, un moderno sistema sanitario pubblico, in larga parte digitalizzato, il paese ha le caratteristiche di un laboratorio perfetto dove sperimentare una vaccinazione di massa.
Non va dimenticato anche un dato economico che il governo non ha certo ignorato: prima il Paese uscirà dalla pandemia e prima il sistema produttivo e sociale si rimetterà in moto. Il processo della prima fase è stato talmente veloce che a metà gennaio il ministero della sanità per precauzione sospenderà per 2 settimane le nuove vaccinazioni in modo da assicurare la seconda dose a quelli già immunizzati. Poi, secondo le previsioni, la corsa riprenderà: a febbraio arriveranno 3-4 milioni di dosi e altre dopo.L’obiettivo è appunto un altro record: fare di Israele entro la fine di marzo il primo Paese al mondo ad essere del tutto immunizzato. “Quel giorno – ha affermato Edelstein – diremo ‘Hasta la vista, coronavirus'”.
Vaticano, al via da metà gennaio le vaccinazioni
Nei prossimi giorni prenderà il via la campagna di vaccinazione anti-Covid-19 all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Lo rende noto la Direzione Sanità e Igiene del Governatorato. E’ prevedibile che i vaccini possano arrivare nello Stato nella seconda settimana di gennaio, in una quantità sufficiente a coprire il fabbisogno della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Per conservare le dosi di vaccino è stato acquistato un “ultra low temperature refrigerator”. La somministrazione del vaccino dovrebbe iniziare nella seconda metà di gennaio, pianificata secondo i criteri di selezione delle categorie maggiormente esposte al contagio e secondo le adesioni volontarie. La priorità sarà data al personale sanitario e di pubblica sicurezza, agli anziani e al personale più frequentemente a contatto con il pubblico. Le dosi saranno somministrate nell’atrio dell’Aula Paolo VI, da personale medico e infermieristico qualificato della Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sempre in linea con le raccomandazioni sanitarie per la pandemia.
fonte: RaiNews.it