La peste è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l’opera, che rientra nella produzione di Camus definita “Ciclo della rivolta”, riscosse grande successo vendendo oltre 160.000 copie nei primi due anni; ottenne tra l’altro il Prix des Critiques.
La storia è ambientata nella città algerina di Orano, in un imprecisato momento degli anni quaranta («un giorno d’aprile 194…», recita l’incipit), quando il luogo è ancora sotto la dominazione francese. Orano è descritta come una città mercantile senza alberi, senza giardini, senza piccioni, in cui l’arrivo della primavera si avverte solo perché al mercato si vendono i fiori arrivati da fuori.
Tutti i cittadini si dedicano al lavoro e agli affari molto intensamente. Lasciati gli uffici si va al caffè, si passeggia lungo i viali o si sta affacciati sui balconi. In questa città è difficile essere malati o moribondi, perché non si possono avere le attenzioni né la tenerezza che si devono a un malato. Protagonista è Bernard Rieux, medico francese residente a Orano, e il romanzo è condotto come cronaca scritta in terza persona dallo stesso Rieux.
Orano è colpita da un’epidemia inesorabile e tremenda. Isolata, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da laboratorio per le passioni di un’umanità al limite tra disgregazione e solidarietà.
La fede religiosa, l’edonismo di chi non crede alle astrazioni né è capace di “essere felice da solo”, il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l’indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l’egoismo gretto gli alleati del morbo.
Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, “La peste” è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.