Estremisti musulmani assassinano al Cairo il presidente egiziano Anwar el-Sadat durante una parata militare. Con un’iniziativa inedita per un capo arabo Sadat, nel 1977, si era recato a Gerusalemme per cercare una soluzione pacifica permanente alla crisi con Israele. La visita era stata ritenuta un oltraggio da gran parte del mondo arabo, ma il presidente aveva proseguito nella sua politica di relazioni pacifiche con il vicino ebraico.
Eletto segretario dell’Unione socialista araba (1957), il partito unico creato da Nasser, fu vicepresidente della repubblica dal 1969 e subentrò a Nasser alla presidenza alla morte di questi, nel 1970. Avviò allora una relativa liberalizzazione della vita politica e in ambito internazionale si avvicinò agli Stati Uniti e ai paesi occidentali allentando i legami con l’Unione Sovietica. Abile diplomatico, dopo il nuovo conflitto con Israele del 1973 (la guerra del Kippur) riuscì a ottenere il ritiro israeliano dal Sinai e la riapertura del canale di Suez.
Nel settembre 1978 incontrò il premier israeliano Begin negli Stati Uniti, dove vennero negoziati gli accordo di pace e, nel 1979, il trattato che li sanciva. Per questo risultato i due statisti ricevettero il premio Nobel congiunto per la pace. Ciò nonostante la politica di Sadat fu sempre avversata dagli ambienti islamici, e il 6 ottobre 1981 lo statista venne assassinato dai fondamentalisti. Dopo la sua morte il suo successore fu Mubarak.