“Viaggio in Oriente” è il libro più fiabesco di Nerval, una specie di Mille e una Notte, in equilibrio tra realtà e fantasia, tra sogno e una verve narrativa ineguagliata nell’Ottocento: moschee, quartieri brulicanti di vita, plebi, emiri, incantatori, donne misteriose, regine, vicende che risalgono alla tradizione biblica, avventure meravigliose, compongono un quadro dai colori smaglianti che in modo sottile contrappone il mondo antico, saldamente ancorato alla religione, alla natura, alla magia, alla suggestione e alla ricerca di orizzonti lontani, al meccanico e degradato squallore della civiltà moderna.
Tutto il libro, dalla partenza in Europa allo sprofondare in racconti mitici, è pervaso dal mistero, dalla gioia che il mistero comunica scuotendo le nostre fragili certezze e abitudini.
Se il tema del viaggio verso Occidente evoca l’idea avventurosa di uno sviluppo progressivo della civiltà, il viaggio verso Oriente è piuttosto un itinerario a ritroso, una discesa nel tempo, un viaggio alla ricerca di se stessi, e di una millenaria sapienza che altrove s’è perduta.
Instancabile viaggiatore, Nerval è stato davvero in Oriente, ha visitato Il Cairo, Beirut, Costantinopoli, ma senza mai credere troppo a quel che vedeva. Per lui città e paesaggi sono altrettante lampade di Aladino, da cui far sprigionare il meraviglioso. Il suo itinerario è un lento e incantato calarsi nel mito, nel sogno, nella scrittura: per lui l’attenuazione della realtà è la premessa della verità e della poesia.