Il 70,6 per cento dei votanti grillini sulla piattaforma Rousseau ha optato per la corsa del M5S in Emilia Romagna e Calabria. Nello specifico, sono state espresse 27.273 preferenze su un totale di 125.018 aventi diritto al voto: solo 8.025 sono stati i contrari alla presentazione delle liste nelle due regioni prossime al voto, mentre ben 19.248 iscritti si sono detti favorevoli alla corsa. La votazione, si legge sul blog delle stelle, è stata certificata da un notaio «che ne ha garantito la regolarità (i risultati saranno depositati presso due notai)».
«Dobbiamo essere tutti felici del risultato della votazione di oggi». Lo scrive il ministro degli Esteri e capo politico M5s Luigi Di Maio, secondo cui è giunto «un segnale forte» dagli iscritti. «Era necessario fare questo voto – afferma – perché in tanti, anche persone che hanno fatto la storia del Movimento, mi hanno espresso i loro dubbi sulla partecipazione al voto in questo momento storico e c’erano tanti strani retroscena sui giornali. Per questo abbiamo deciso, anche con Beppe, di lasciare questa decisione a tutti gli iscritti, che ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni regionali con tutte le nostre forze. Ed è quello che faremo». «Adesso, con questo segnale forte da parte dei nostri iscritti – fa notare Di Maio – c’è solo una cosa da fare: mettersi pancia a terra e dare il massimo per queste due regioni».
«In Emilia Romagna e in Calabria ci presenteremo e i parlamentari e i consiglieri regionali mi hanno chiesto di correre da soli. Alcuni avevano espresso delle perplessità e anche contrarietà rispetto a votare sulla nostra piattaforma. Ma noi siamo il MoVimento 5 Stelle e questo è quello che facciamo quando dobbiamo prendere una decisione importante». Lo annuncia Luigi Di Maio, nel post in cui commenta i risultati del voto sulla piattaforma Rousseau.
Il voto arriva al termine di una giornata complicata per il Movimento. Racconta un fedelissimo di Luigi Di Maio alla Camera che il Pd sarebbe sempre in pressing più su Beppe Grillo che sugli esponenti di primo piano – qualcuno, tra gli altri, fa il nome del sindaco di Milano Beppe Sala – affinché intervenga in modo da spingere i pentastellati ad un asse più strutturato con i dem.
Stamattina dal Nazareno si è ribadito in ogni caso che non c’è alcuna “invasione di campo”, che Nicola Zingaretti non ha mai espresso giudizi sulla leadership M5s. Grillo venerdì dovrebbe essere a Roma per cercare di portare avanti una mediazione e “pacificare” il Movimento ma, spiegano le stesse fonti, Di Maio già sarebbe stato chiaro: nessuna virata a sinistra, il Movimento va avanti per la sua strada. Anzi qualora Grillo dovesse premere per un input del genere, il capo politico M5s, e con lui c’è chi giura Di Battista, si opporrebbe.
Dietro l’angolo c’è lo spauracchio di una spaccatura sempre più forte, non solo riguardo il tema delle Regionali e della gestione interna, ma anche dal punto di vista del futuro politico del Movimento. Per quanto riguarda le critiche mosse sul voto su Rousseau Di Maio è stato netto: «Spaccatura? Da dieci anni si parla di spaccatura quando votiamo online…». E sulle voci che vogliono il ministro degli Esteri intenzionato ad andare alle elezioni spiega che queste indiscrezioni vengono alimentate da chi vuole spaccare la maggioranza e il Movimento al suo interno.
Di Maio chiude all’eventualità di una segreteria allargata ma confida che tra venti giorni quando arriveranno i “facilitatori” le polemiche si calmeranno, magari esponenti della vecchia guardia come Taverna e Ruocco potranno ricoprire ruoli di primo piano. Ma al di là dei “desiderata” resta la fibrillazione nei gruppi parlamentari, con le spinte che arrivano da più parti – diversi “big” sostengono sotto traccia anche da parte del premier Conte – affinché ci sia una saldatura in prospettiva tra Pd e M5s. Il capo politico M5s però mantiene il punto e, pur smentendo voci di un possibile ritorno con Salvini, non vuole cambiamenti di rotta. A partire dallo ius soli e anche riguardo le modifiche ai dl sicurezza è disponibile solo ad accogliere i rilievi del Capo dello Stato. Sulla stessa lunghezza d’onda, in realtà, c’è pure una parte del Pd che prima del 26 gennaio vorrebbe che il Parlamento si concentrasse solo sulla legge di bilancio e non su temi `sensibili´ che possano inficiare il voto in Emilia. «La verità – dice un altro esponente vicino a Di Maio – che molti hanno paura delle urne e della regola del secondo mandato». Di Maio in ogni caso non vuole alimentare le polemiche sorte dopo la decisione del Movimento di rivolgersi agli iscritti sulle regionali, convinto – sottolinea un “big” M5s – che l’effetto sarebbe solo quello di distruggere il Movimento. Cinquecento firme per presentare un proprio candidato in Emilia? «Il voto di Rousseau sarà vincolante». Ed ancora: «Sicuramente il Movimento è in un momento difficoltà e lo ammetto prima di tutto io».
fonte: LASTAMPA.it