Un uomo, un mostro e un mistero // Daniel Gray Longino

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L’apatia divora l’uomo, lo rende gretto e sospettoso. Per questo tutto ciò che viene percepito come “diverso” confonde e genera diffidenza. Siamo abituati a “cibarci” di serie televisive, programmi e film confortanti. Prodotti che sembrano sfornati appositamente per coccolare l’adipe mentale dello spettatore.

Proviamo quindi a scollarci da quel divano sfatto che bivacca non solo nel nostro salotto, ma anche nella nostra testa, e tentiamo l’approccio con qualcosa di diverso dal solito.

Un uomo, un mostro e un mistero diretto da Daniel Gray Longino e scritto da John Levenstein è un cortometraggio approdato su Netflix a luglio. Un mockumentary, anche se questa definizione forse non gli calza a pennello, dai tratti comici. Dico “tratti” perché la comicità di questo strambo corto è oscurata da una foschia inquietante.

David Harbour (lo scorbutico sceriffo Hopper di Stranger Thinks) è ancora una volta invischiato in un mistero da risolvere. Nei panni di se stesso, tenta infatti di ricostruire il brumoso passato di suo padre David Harbour Jr. (ovviamente finto e impersonato sempre da lui!), un attore teatrale finito in decadenza. Il cinema si mescola al teatro, il presente vira verso il passato con frammenti in stile TV anni ’60 e il dramma valica la finzione.

Ironico, strampalato e a tratti feroce Un uomo, un mostro e un mistero si agita su più livelli. Strato dopo strato la ricerca svela un passato torbido, ma sarà portato alla luce?

Harbour divora la scena con la sua massiccia presenza da orso, un mattatore capace di lambire lo spettatore per poi ruggirgli contro.

Un uomo, un mostro e un mistero dura solamente 32 minuti, ma li vale tutti. Regalatevi una botta di eccentricità… fatelo… e per una volta sedetevi scomodi.

Buona visione

Serena Aronica

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