Il “Codice Rosso” è legge: giustizia più rapida per le vittime di violenza domestica

Con 197 sì, nessun no e 47 astenuti l’Aula del Senato ha approvato in via definitiva il Codice rosso, il disegno di legge in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Il testo, che porta le firme del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e di quello della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, varato da Palazzo Madama e’ identico a quello approvato dalla Camera.

Il provvedimento istituisce una corsia preferenziale per le vittime di violenza, garantendo l’adozione di provvedimenti cautelari o preventivi in tempi brevi.  In particolare, prevede l’obbligo per la polizia giudiziaria di dare priorità alle indagini per i reati quali i maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale aggravata e non, atti sessuali con minori, corruzione di minori, violenza sessuale di gruppo, stalking, lesioni personali aggravate, commessi in contesti familiari o di convivenza.  E dalla comunicazione della notizia di reato, il pm avrà tre giorni di tempo per ascoltare la testimonianza della vittima e le fasi successive d’indagine avranno tempi immediati. Novità anche per quanto riguarda la formazione delle forze dell’ordine, che dovranno essere preparate a fronteggiare questi fenomeni.

Diverse comunque le reazioni al passaggio della legge: «L’approvazione del “Codice Rosso” è un’occasione mancata per fare un vero passo avanti sul tema della violenza maschile contro le donne – dichiarano in una nota i segretari confederali Cgil, Cisl e Uil – Pur apprezzando l’introduzione di fattispecie di reato importanti come il “revenge porn”, i matrimoni forzati e le lesioni permanenti del viso, riscontriamo che le criticità che avevamo avanzato, durante le audizioni, non sono state prese in considerazione”». E poi: «In particolare, ci preoccupa l’ascolto della vittima entro tre giorni, perché rappresenta un’arma a doppio taglio. Il momento successivo alla denuncia è quello a più alto rischio per la vittima poiché essa è lasciata sola. Riteniamo che la donna debba sentirsi protetta e sostenuta., mentre talvolta la donna non sentendosi adeguatamente salvaguardata, ritratta la denuncia. Inoltre, si rifà strada l’idea che la vittima menta, che usi la denuncia per violenza come vendetta nei confronti dell’ex compagno».

fonte: LASTAMPA.it

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