Muore a Padova il segretario generale del Partito Comunista Italiano. Enrico Berlinguer era stato colpito qualche giorno prima da emorragia cerebrale durante un comizio, aveva sessantadue anni.
Il 7 giugno 1984 Berlinguer tenne un comizio a Padova, sul palco di Piazza della Frutta, in vista delle successive elezioni europee. Durante l’intervento venne colpito da un ictus che lo costrinse ad una pausa mentre si apprestava a pronunciare la frase: «Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda.» Pur palesemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse: «Basta, Enrico!». Alla fine del comizio rientrò in albergo, dove si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Dopo il consulto con un medico, venne trasportato all’ospedale Giustinianeo e ricoverato in condizioni drammatiche. Morì l’11 giugno.
Commovente fu il suo saluto al funerale, il 13 giugno, al quale partecipò circa un milione di persone: il presidente della Repubblica Sandro Pertini si chinò con la testa sopra la bara, baciandola tra gli applausi dei presenti. Sonori fischi, che ricambiavano quelli subiti da Berlinguer al congresso socialista, si levarono invece quando Nilde Iotti citò il presidente del Consiglio Bettino Craxi, al quale precedentemente era stata impedita da Marco Berlinguer la visita al capezzale del padre. Anche colui che era politicamente più distante da Berlinguer, il segretario del MSI Giorgio Almirante, riconoscendone il rigore morale, partecipò al funerale.
Per decisione della famiglia, secondo la volontà espressa alla moglie, Berlinguer è stato sepolto a Roma nel Cimitero di Prima Porta, nonostante il Partito desiderasse che fosse tumulato al Cimitero del Verano, nel mausoleo in cui già riposavano i dirigenti comunisti Palmiro Togliatti, Giuseppe Di Vittorio e Luigi Longo e dove nel 1999 sarebbe stata sepolta anche Nilde Iotti.
Il PCI decise di lasciare il segretario capolista alle elezioni europee e chiese di votarlo in modo plebiscitario. La consultazione, forse anche per gli eventi precedenti, segnò un grande successo del Partito comunista che, per la prima e unica volta nella storia, superò la DC, affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro 33,0%): questo sorpasso è ricordato come dovuto all'”effetto Berlinguer”. Precedentemente, con Berlinguer, il PCI nel 1976 aveva invece toccato il massimo storico dei suoi voti col 34,4%.
Soprannominato subito “il più amato” (a differenza di Togliatti che era “il migliore”), Berlinguer ebbe come successore alla guida del PCI Alessandro Natta.