Altri due civili israeliani sono stati uccisi, e tre feriti in modo grave, dal lancio di razzi da parte delle fazioni palestinesi a Gaza. Nel primo pomeriggio un’altra ondata di ordigni ha colpito la parte meridionale e centrale di Israele, fino alla periferia di Tel Aviv. Quattro delle ultime vittime sono state raggiunte da schegge nella città di Ashkelon, due sono morte in ospedale, altri due sono gravi. Ieri un uomo era rimasto ucciso sempre ad Ashkelon. Un’altra persona è rimasta seriamente ferita da un razzo nel kibbutz di Erez. I morti di oggi e di ieri sono i primi dalla guerra di Gaza del 2014, quando l’esercito israeliano occupò la Striscia per alcune settimane. Il bilancio dei morti israeliani sale così a tre, mentre quelli palestinesi sono al momento dodici.
Colpito un responsabile del programma missilistico
La prima reazione israeliana è stata l’omicidio mirato di un dirigente di Hamas, Hamad al-Khodori, vicino al leader del movimento islamico, Yahya Sinwar. Le forze armate hanno specificato su Twitter che Khudari “era responsabile dei finanziamenti per la fabbricazioni di razzi da sparare su Israele” e per questo è stato colpito. In altri bombardamenti, ha comunicato il ministero della Salute di Gaza, sono morti due civili, Muhammad Abu Amarana (30 anni) e Mahmud Abu Amarana (27). Secondo media israeliani erano però miliziani della Jihad islamica. Il ministero ha precisato che da ieri 12 palestinesi sono morti nella Striscia. Ieri erano rimaste uccise nei raid anche una donna incinta e una bambina di 14 mesi.
Oltre 600 ordigni lanciati, 260 raid di rappresaglia
Il numero dei razzi lanciati da Gaza verso Israele supera adesso i 600, il più massiccio attacco dal 2014, mentre sono 260, e destinati ad aumentare, i raid dell’aviazione sulla Striscia. L’escalation è cominciata venerdì. Le manifestazioni per le “marce del ritorno” hanno visto l’irruzione di militanti armati della Jihad Islamica. Nel conflitto a fuoco, nella zona di Khan Younis, due soldati israeliani sono rimasti feriti e i tank hanno reagito con colpi di cannone. Quattro palestinesi sono stati uccisi. E’ scattato il circolo vizioso di rappresaglie e contro-rappresaglie. Nella mattinata di ieri decine di razzi sono caduti su Israele. Un ordigno ha superato le difese anti-aeree e ha colpito una zona disabitata nella comunità di Nirim. I cacciabombardieri con la Stella di David hanno a loro volta preso di mira obiettivi nella Striscia.
Ashkelon sotto il fuoco da 48 ore
Nel primo pomeriggio di ieri la Jihad Islamica ha fatto partire una scarica mai vista. Un terzo dei razzi è stato è stato intercettato dal sistema Iron Dome, altri sono stati lasciati passare verso zone disabitate, ma uno ha centrato in pieno una casa ad Ashkelon, dove si è registrata la prima vittima israeliana. Il sindaco, Tomer Glam, ha invitato i concittadini a non “radunarsi nelle zone scoperte e tenersi vicini ai rifugi”. Sono partiti nuovi raid aerei ma anche qui a farne le spese, oltre ad alcuni militanti delle brigate Al-Qassem, sono stati civili, in particolare che una piccola di un anno e due mesi, Seba Abu Arar, e la madre, Salah Bat Abu Arar, incinta di otto mesi, sono rimaste uccise. Le forze armate israeliane hanno precisato che le vittime civili sono dovute al fatto che i depositi di armi colpiti erano nascosti fra le abitazioni.
Il contesto politico
Sono gli scontri più gravi dalla fine di marzo, quando alla vigilia delle elezioni un razzo aveva colpito una casa nei sobborghi settentrionali di Tel Aviv. Secondo il portavoce delle forze armate israeliane Jonathan Conricus è stata però la Jihad a “trascinare” Hamas. “Prima – ha spiegato – hanno sparato razzi, poi hanno usato cecchini e intensificato gli sforzi per attivare un tunnel di attacco”. Anche i proclami delle fazioni mostrano lo scollamento, con la Jihad che ha minacciato di colpire “la centrale atomica di Dimona”, mentre Hamas si limitava ad accusare Israele di “non rispettare gli accordi”, un riferimento al fatto che il flusso di finanziamenti dal Qatar, autorizzato dal governo israeliano, si è inceppato negli ultimi giorni. In quel momento i leader di Hamas, Yahya Sinwar, e della Jihad, Ziad Nahala, si trovavano al Cairo per colloqui con l’Intelligence egiziana, che sta mediando per una tregua di lungo termine. A ridosso del voto, e subito la vittoria di Benjamin Netanyahu, la situazione sembrava tornata sotto controllo, e premier aveva acconsentito a un allentamento del blocco. Adesso la nuova crisi rischia di riportare il caos, proprio mentre Israele si prepara a ospitare l’Eurovision.
fonte: LASTAMPA.it