La paga del sabato // Beppe Fenoglio

In occasione dei festeggiamenti per il 25 aprile prossimo venturo, la scelta del libro suggerito in questa rubrica é ricaduta su un’opera di Beppe Fenoglio. Diversamente peró dai più conosciuti e celebrati Il partigiano Johnny e Una questione privata, La paga del sabato è un libro dal sentore postumo, che fu pubblicato infatti soltanto nel 1969 grazie al ritrovamento della scrittrice Maria Corti tra le carte del Fondo Fenoglio, nonostante risulti tra i primi realizzati dallo scrittore.

A pochi mesi dalla fine del conflitto, Ettore appena ventiduenne, ma con alle spalle un’esperienza da comandante di venti uomini e combattente partigiano nella Resistenza, non sa decidersi a trovare un lavoro. L’unica breve esperienza la ha avuta in un cantiere dove svolgeva una mansione denigrante e ripetitiva portando il calcestruzzo dalla betoniera avanti e indietro tutto il giorno. A nulla servirono le successive raccomandazioni del padre che riuscì ad inserirlo in una fabbrica di cioccolato, dove il primo giorno rimane nascosto ad osservare gli impiegati entrare considerandoli degli schiavi e comprendendo che non sarà e non vorrà mai essere uno di loro.

Da quel momento decide così di cambiare vita. Si rivolge a Bianco, un ex partigiano a capo di una piccola banda con cui, dopo il conflitto, aveva intrapreso una guerriglia privata contro chi aveva seguito il pensiero del regime fascista.

Incomincia così per Ettore la vita del bandito con la speranza di poter continuare a perseguire i suoi ideali, sognando un cambiamento della società. La stessa per la quale non si riteneva adatto perchè per esserlo avrebbe dovuto fingere che le speranze riposte nella Lotta partigiana non fossero state vane e soprattutto tradite.
La stessa società che lo vorrebbe relegato all’interno di una fabbrica che ha le sembianze di una prigione, dove i dipendenti sono “chiusi fra quattro mura per le otto migliori ore del giorno, tutti i giorni. … Che dovevano chiedere permesso per andare a casa a veder morire loro padre o partorire loro moglie”.

La paga del sabato può essere considerato un’opera acerba e matura allo stesso tempo. Acerba perchè come detto è una delle prime scritte da Fenoglio, ma matura perchè è frutto di una considerazione a posteriori del conflito, una sorta di resoconto di quella Lotta partigiana che se in un primo momento risultò vincitrice nei confronti del nazifascismo, successivamente si vide sconfitta nel tradimento di quegli stessi ideali non più perseguiti nella società democratica che tanto aveva esacerbato il dissidio tra mondo ideale e mondo reale. Traditi sia da chi aveva permesso a chi aveva appoggiato il fascismo di ricoprire ancora alcuni ruoli di potere nelle amministrazioni pubbliche, sia da chi, come il suo compagno ex partigiano Bianco, intraprendendo una propria personale battaglia era finito per assumere gli stessi atteggiamenti delle persone che un tempo combatteva.

Filippo Piccini

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