Congresso delle famiglie a Verona, polemica per il gadget a forma di feto. Boldrini: “Mostruoso”

Un feto di gomma in un sacchetto di plastica, con tanto di nome di battesimo, Michele, accompagnato da un biglietto dove si legge “Hai tra le mani la riproduzione di un bambino alla decima settimana di gravidanza”. È uno dei “gadget” distribuiti nello stand dell’associazione Pro Vita al congresso mondiale delle famiglie che si è aperto oggi a Verona. Lo slogan: “L’aborto ferma un cuore che batte”. “Michele, 10 settimane nel grembo materno– si legge ancora sul biglietto-. Gli abbiamo dato un nome. Per la legge italiana sull’aborto si può terminare la vita del bambino entro la tredicesima settimana di gestazione ma anche oltre. Quindi Michele può essere ucciso. Michele rappresenta tutti i bambini nel grembo materno che non possono ancora far sentire la loro voce. Aiutaci a salvare Michele!”.

L’operazione di marketing con effetto choc di Pro Vita, uno dei principali sponsor del congresso, ha scatenato una dura polemica. “Una operazione mostruosa”, attacca Laura Boldrini. “Se l’obiettivo è quello di suscitare sdegno collettivo nei confronti delle donne che sono costrette a interrompere la loro gravidanza sappiano, questi signori, che a vergognarsi dovrebbero essere loro”. Boldrini, con altre esponenti della politica e dei movimenti per i diritti civili sarà a Verona alla contromanifestazione di sabato: “Un motivo in più per essere presenti a Verona a sostegno dei diritti delle donne, a difendere le leggi dello Stato e a promuovere una società dove nessuno venga discriminato”. “Come ben sapevamo il cosiddetto Congresso mondiale delle famiglie è in verità un meeting internazionale di gruppi d’odio. La distribuzione di un feto di plastica come gadget conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che i rappresentanti di Governo della Lega, regione Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono i principali sponsor di un incontro di barbari», dice Francesca Puglisi, presidente di TowandaDem, associazione di donne del Pd.

“Ecco il valore che questi individui danno alla vita e alla maternità. Il feto diventa un gadget per perorare una battaglia ideologica, che vuole imporre la propria abominevole visione a tutte”, dice Beatrice Brignone di Possibile. “Questa robaccia è contro il rispetto della vita e della maternità ed è di una violenza raccapricciante. E trova l’appoggio del governo. Più che feto, è feticismo”.

Tra i “gadget” di Verona non c’è solo il feto di gomma. Tra gli stand ci sono anche i portachiavi azzurri con la forma dei piedini dei feti e la scritta “10 settimane” e una spilletta, sempre con i piedini stavolta dorati ma della “misura” di 12 settimane. Sui depliant altre immagini choc: un bambino chiamato “prodotto” con tanto di codice a barre sul petto: piange tra due papà che lo portano in un carrello della spesa. Sopra c’è scritto: “Due uomini non fanno una madre”.

Dopo le polemiche, gli organizzatori del congresso provano a prendere le distanze dall’iniziativa di Pro Vita:”Tanto rumore per nulla. Non esiste alcun gadget del Congresso di Verona. La riproduzione di un feto di 11 settimane è un residuo della vecchia campagna che ha reso famosa l’associazione Pro Vita e che comprese anche l’affissione del manifesto grande quanto la facciata di un palazzo. Fu creata per aprire un dibattito sulla vita. E sulla vita ci concentriamo”, dicono Toni Brandi e Jacopo Coghe.

fonte: LASTAMPA.it

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