La direttiva sul copyright ha superato anche l’ultimo scoglio. Gli eurodeputati hanno approvato in plenaria il testo già negoziato con Consiglio e Commissione, un insieme di norme che adegua il diritto d’autore al contesto online. 348 i voti a favore, 274 i contrari e 36 gli astenuti. Significativo, seppur ininfluente, anche il numero degli assenti: più di 90 eurodeputati non erano presenti durante la votazione. Per molti si è trattato di un’assenza strategica, visto che nelle ultime settimane il pressing delle due fazioni opposte (in particolare di quella contraria alla riforma) si era intensificato. E così, a due mesi dalle Europee, per alcuni parlamentari ha prevalso il timore di non essere rieletti.
Partiti spaccati
A Strasburgo si è creata una maggioranza trasversale che ha visto dividersi, in modo più o meno significativo, praticamente tutti i gruppi politici. Uno schieramento più sottile rispetto a quello che aveva dato il via libera al mandato negoziale nel settembre scorso (all’epoca i favorevoli furono 438), ma i numeri hanno comunque permesso di evitare una bocciatura che avrebbe rimandato la riforma alla prossima legislatura, di fatto seppellendola. Per la Commissione europea era molto importante chiudere il dossier-copyright, tra i più importanti (e contestati) di questa legislatura. Certamente uno di quelli che ha rimesso al centro della scena il ruolo del Parlamento europeo.
Chi vince e chi perde
Esultano gli editori e le associazioni dell’industria creativa europea per una riforma che mette dei paletti in un contesto di anarchia digitale nel quale non erano tutelati in modo adeguato i diritti degli autori. Incassano una sconfitta i colossi del web (che ora dovranno pagare per lo sfruttamento delle opere artistiche, giornalistiche e culturali) e i movimenti che vedono in questa riforma una minaccia per la libertà di espressione, soprattutto per i possibili effetti dell’articolo 15 (ex articolo 11, erroneamente ribattezzato “link tax”) e dell’articolo 17 (ex articolo 13, che impone alle piattaforme di dotarsi di filtri per bloccare la pubblicazione di contenuti coperti da copyright).
I prossimi step
Ora manca solo un ultimissimo passaggio con il sigillo ufficiale dei 28 ministri, ma si tratta più che altro di un atto formale: i governi hanno già dato il loro via libera al testo (21 i Paesi che si sono schierati a favore in Consiglio, due astenuti e cinque contrari, tra cui l’Italia). Dopodiché i singoli Stati dovranno recepire la direttiva nei rispettivi ordinamenti giuridici: il testo adottato lascia alle capitali un certo margine di manovra, ma fissa una serie di paletti per regolamentare lo sfruttamento dei diritti d’autore online.
Perrone: “Un voto storico”
«Questo è un voto storico per l’anima e la cultura dell’Europa» commenta Carlo Perrone, presidente di Enpa (l’associazione europea degli editori) nonché tra gli editori de La Stampa. «Dopo oltre due anni di dibattito l’equità ha prevalso, questa riforma del copyright sarà essenziale per il futuro dell’editoria e del giornalismo di qualità senza mettere a rischio l’essenza pluralista e democratica della Rete».
fonte: LASTAMPA.it