Questa settimana il nostro “appuntamento con la Storia” ci porta a ricordare un avvenimento che, inevitabilmente, ci intriga e suscita in noi quella curiosità tipica degli eventi che lasciano dietro di sé un alone di mistero. Già in passato è capitata l’occasione di riportare alla memoria un fatto analogo e le modalità con cui esso venne raccontato analizzando le cronache di quello che passò alla storia come “il fenomeno celeste di Norimberga” avvenuto nella seconda metà del XVI secolo nei cieli della città tedesca. La ricorrenza della settimana ci conduce, invece, a tempi assai più recenti e nella nostra stessa Italia narrandoci di un avvistamento di “oggetti non identificati” di cui furono testimoni migliaia e migliaia di persone.
Siamo a Firenze. Il 27 ottobre del 1954 presso lo stadio locale intitolato a Giovanni Berta – oggi ad Artemio Franchi – si stava giocando la partita di calcio fra Fiorentina e Pistoiese. La gara, invero, non era valida per il campionato di serie A bensì per l’ormai dimenticato “Torneo delle riserve” che all’epoca aveva grande importanza e richiamava presso gli impianti cittadini di tutto lo stivale numerosissimi spettatori. Il pubblico che gremiva gli spalti seguiva attentamente le fasi di gioco, supportando con vivacità i propri beniamini in quello che, a tutti gli effetti, era un derby assai sentito. Tutto sembrava svolgersi normalmente in quel soleggiato primo pomeriggio d’inizio autunno ma, poco dopo l’inizio del secondo tempo del match, accadde qualcosa che aveva dell’incredibile: erano circa le 14.27 quando un boato si alzò dalle tribune, un boato che non era dovuto a quanto andava avvenendo sul campo di gioco bensì sopra le teste degli spettatori. In migliaia si trovarono esterrefatti ad alzare lo sguardo e ad osservare degli strani oggetti volanti che da Nord-Ovest sfrecciavano verso Sud-Est provenendo dalla zona delle Cascine e dirigendosi verso Rovezzano: erano, nelle varie testimonianze dell’epoca, velivoli bianchi, a forma di ali di gabbiano, di sfera, sigaro e di cappello di mandarino cinese che sembravano inseguirsi in una corsa ad incredibile velocità.
Lo stupore fu tale che nel volgere di pochi istanti gli stessi calciatori smisero di giocare restando immobili con gli occhi puntati al cielo come ricordò l’allora capitano della Pistoiese Romolo Tuci: “Era una bella giornata. A un certo punto ci accorgemmo che gli spettatori guardavano in aria. Venne spontaneo fermarsi anche per noi giocatori. Io vidi come dei piccoli anelli lontani, che cosa fossero non lo so davvero. Insomma, fra noi c’era chi li vedeva e chi no, e c’era anche chi non ci fece caso, credendo chissà a che cosa. Per quanto tempo rimase sospesa la partita, sinceramente non lo ricordo, sono passati cinquant’anni, come faccio a dire dieci minuti, o di più? Però guardavamo tutti in aria”. L’arbitro, in effetti, fu costretto ad interrompere la partita in attesa di capire il da farsi. Passavano i minuti, quasi un quarto d’ora: alcuni velivoli si fermarono proprio sopra l’impianto come ad osservare quelle migliaia di persone che li guardavano attoniti; altri compirono delle evoluzioni per poi allontanarsi. Nel frattempo anche membri della stampa si interessarono a quanto andava accadendo, come riportato il giorno successivo all’accaduto sul giornale di Firenze “La Nazione”: “Alla redazione del giornale giunse la telefonata di uno studente di ingegneria, Alfredo Jacopozzi, che affermava di vedere, insieme ad altre persone, diversi dischi volanti nel cielo di Firenze. Oggetti visti anche dal nostro giornalista salito, nel frattempo, sui tetti di via Ricasoli per osservare una cosa bianca, tonda, lucida, immobile. Ad un tratto tra l’oggetto e la cupola del Duomo sfrecciò un altro palloncino bianco, più veloce di un aereo; poi un altro disco e un altro ancora. Sei oggetti che lasciarono al loro passaggio degli strani fiocchi bianchi simile a bambagia.”
Non solo sullo Stadio, dunque, ma nell’intera città e in particolar modo nella centralissima zona di Santa Maria del Fiore si moltiplicavano gli avvistamenti e l’osservazione della caduta di quegli strani filamenti fibrosi che sembrava far seguito al passaggio degli ufo: la stragrande maggioranza di questa sorta di “neve adesiva” si disgregò nella sua discesa verso il suolo o al contatto con le mani di chi tentava di raccoglierla; alcuni frammenti, tuttavia, furono portati all’Istituto di Chimica Analitica che, a seguito di approfondite analisi condotte dal direttore dello stesso, prof. Giovanni Canneri e dall’assistente di questi, prof. Danilo Cozzi, diffuse il seguente responso: “Sostanza a struttura fibrosa, con notevole resistenza meccanica alla trazione e alla torsione. Al riscaldamento imbrunisce lasciando un residuo fusibile e trasparente. Il residuo fusibile spettograficamente mostra contenere prevalentemente: Boro, Silicio, Calcio e Magnesio. Sostanza a struttura macromolecolare probabilmente filiforme. In linea puramente ipotetica, la sostanza esaminata nella scala microchimica potrebbe essere: un vetro borosilicico.”.
Le teorie su quale fosse la provenienza della sostanza furono le più disparate: chi sostenne si trattasse di una ragnatela prodotta da aracnidi migratori portata dalle correnti aeree; chi di semplici residui chimici delle lavorazioni tessili dispersi nell’atmosfera; chi delle conseguenze del passaggio della terra in una porzione dello spazio piena di corpi composti da ossidiana i quali, a contatto con l’atmosfera, produssero la pioggia di filamenti. Certo nessuno riuscì a spiegare efficacemente e una volta per tutte perché una così cospicua quantità di “bambagia silicea”, come venne presto ribattezzata, fosse caduta in un singolo luogo e in un unico giorno, peraltro in concomitanza con un evento così particolare come l’avvistamento di velivoli non identificati.
Ma torniamo a quanto andava avvenendo sullo Stadio. Così le cronache dell’epoca ricostruirono nei dettagli ciò che i tifosi videro: “Due oggetti rotondi e lucenti, di colore grigio metallico, si muovevano ad elevata velocità […]. Si distingue una corona circolare esterna che gira vorticosamente intorno al proprio asse, formato dalla parte centrale di colore più chiaro. Ad un certo punto il primo oggetto si fermò, pur continuando il proprio moto rotatorio, l’altro prosegue il suo cammino diminuendo la distanza che li separava, giunto perpendicolarmente sulla Torre di Maratona si arrestò mentre il primo riprese la sua corsa procedendo però a scatti zig-zagando. Ad un tratto però invertirono repentinamente la direzione e ripassarono sulle teste degli spettatori, riattraversando lo stadio in tutta la sua lunghezza e scomparvero verso Sud procedendo ad una velocità superiore a quella di qualunque aereo conosciuto”. Dopo circa 15 minuti di sospensione, dunque, la partita riprese e si concluse con un sonoro 6 a 2 rifilato dalla Fiorentina alla squadra rivale di Pistoia.
Anni dopo il Cicap – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze – asserì che quanto avvenne a Firenze il 27 ottobre 1954 era da ricondurre ad alcune esercitazioni militari in corso in quei giorni condotte con l’utilizzo di chaff, contromisure per trarre in inganno il sistema di puntamento degli aerei, che avrebbero creato riflessi nel cielo. Per quanto si voglia considerare verosimile tale spiegazione, essa non può fugare del tutto i dubbi su quello che resta uno dei più rilevanti fenomeni ufologici che l’Italia ricordi per di più inserito in una stagione di avvistamenti che si protrasse a lungo. A tanti anni di distanza, dunque, permane il fascino per un avvenimento che continua a mantenere ampi contorni di mistero e che, certamente, resta e resterà la più curiosa causa di interruzione di una partita che il calcio ricordi.
Andrea Fermi
Bibliografia:
S. Boncompagni & altri, UFO in Italia. II: L’ondata 1954, Corrado Tedeschi, Firenze 1980.
Roberto Giacobbo – Rosamaria Latagliata, UFO – Verità o menzogna?, Giunti, Milano 2006