Ed Wood // Tim Burton

Ci sono nomi legati alla grandezza di una scoperta, di un’idea geniale, o di un capolavoro che non conoscerà mai il trascorrere del tempo. E poi ci sono i nomi incatenati a pietre che continuano a trascinarli sempre più giù, nelle fredde e buie acque dell’insuccesso. Eppure alcuni sogni, ispirazioni o visioni hanno bisogno di uomini follemente innamorati di essi per essere resi tangibili. Uomini probabilmente privi di talento creativo, ma capaci di un’ostinata perseveranza impossibile da abbattere.

Nel 1994 esce probabilmente uno dei film meno conosciuti di Tim Burton, poco citato da chi apprezza prevalentemente le cupe e gotiche ambientazioni tanto care al regista. Eppure Ed Wood è un piccolo gioiello ricco di sfaccettature e sentimento. Ispirato alla scalcinata vita e alle opere di quello che è a tutti gli effetti considerato il peggior regista di tutti i tempi, Ed Wood riflette in realtà una sorta di ammirazione da parte di Burton verso la capacità, seppur ammantata da una grossolana inadeguatezza, di amare disperatamente e genuinamente le proprie ambizioni.

Ed Wood, interpretato da un Johnny Depp lucidamente folle e scintillante, è un aspirante regista con la testa colma di sogni di celluloide e le tasche completamente vuote. Invaghito di maglioncini d’angora e delle settima arte, Wood cerca di sfondare nel dorato mondo Hollywoodiano degli anni cinquanta. Un mondo troppo scintillante e accecante, che attira e respinge come falene tutti quelli dotati di un sogno da inseguire. Seguito da una scapestrata troupe di relitti stanchi, ma ancora decisi a tagliarsi una personale fetta di successo, Wood si getta tra le braccia dei suoi più celebri, bizzarri e sbilenchi film come Glen or Glenda e Plan 9 from Outer Space. L’incontro con l’ormai logoro ex divo Bela Lugosi, incarnato da un ipnotico e magistrale Martin Landau, dipendente dai ricordi e dalla morfina, crea un sodalizio disperato e grottesco.

Burton ci restituisce una visione gentile, malinconica e sognante della vita di Wood. Uno spioncino che ci permette di guardare, da lontano ovviamente, i riflettori e il glamour del cinema dell’epoca avvertendone tutta l’algida freddezza. Schierati al fianco di Wood annasperemo alla ricerca di quel successo tanto desiderato, ma impossibile da raggiungere con la sola forza delle braccia.

La fotografia in bianco e nero e le scenografie quasi ingombranti, creano una miscela perfetta capace di spingere lo sguardo dello spettatore oltre il tempo. Si scivola, lentamente, nella gola delle produzioni Hollywoodiane che appartengono ai tempi d’orati e se ne resta irrimediabilmente invischiati.

A infittire le maglie di un film al limite della perfezione, è la scelta di un cast di comprimari solidi come roccia e brillanti come Bill Murray, Patricia Arquette e Sarah Jessica Parker. In Ed Wood, Tim Burton deve rinunciare alla collaborazione storica con il compositore Danny Elfman, scegliendo le efficaci e perfette musiche composte da Howard Shore.

Per tutti quelli che non conoscono l’esistenza di questo film, o più semplicemente lo hanno ritenuto un figlio minore del cupo papà Burton, consiglio un rapido recupero. Ed Wood è una storia di folle perseveranza, di cieca convinzione nelle proprie capacità e nell’incrollabile certezza di essere nati per appartenere al mondo del firmamento Hollywoodiano. Non c’è spocchia o arroganza negli occhi luccicanti di Ed Wood, ma l’infantile e disincantata visione di qualcosa che molti non vedranno mai. Un miraggio, inafferrabile e ondeggiante, ma la cui ricerca rende la vita di un uomo follemente reale.

Buona Visione

Serena Aronica

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