Lo storiografo che intenda svolgere la propria ricerca con serietà e scrupolo affronterà il proprio studio invariabilmente basandosi sulla verosimiglianza, razionalità e, soprattutto, sulla documentabilità delle tesi proposte. Ciò dovrebbe valere sempre nonostante al giorno d’oggi vediamo fiorire in modo sempre più ampio una letteratura sedicentemente storica ma ben lungi dai suddetti criteri. Vi sono, tuttavia, degli accadimenti che sembrano sfuggire alla possibilità di una lettura del tutto “scientifica” – nel senso più lato del termine – e che, pur di fronte a delle spiegazioni verosimili, mantengono un certo margine di dubbio e mistero. È il caso di quanto avvenne a Norimberga o, meglio, sopra di essa all’alba del 14 aprile 1561, un accadimento che a distanza di secoli continua a suggestionare ed affascinare.
Citando il nome della località bavarese la mente dei più correrà, senza dubbio, ai processi contro i criminali nazisti svoltisi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale o, al massimo, per chi nutra passioni operistiche, al capolavoro wagneriano intitolato “Die Meistersinger von Nürnberg“. Pochi, se non nessuno, associeranno detto nome all’episodio in questione che, pure, all’epoca sconvolse l’intera popolazione della cittadina ed ebbe un’importanza tale da lasciare significative tracce nelle cronache del tempo. Erano circa le 04.00 di un freddo mattino di inizio primavera; le prime luci dell’alba illuminavano le strade già operose di Norimberga e il sole si apprestava, come ogni giorno, a sollevarsi sull’orizzonte. Quella volta, tuttavia, l’apparizione della sagoma dell’astro infuocato portò con sé qualcosa di insolito, una visione spettacolare e, per molti versi, terrificante che l’incisore Hans Glaser raccontò ed immortalò in una delle sue opere oggi conservata presso la Wickiana della biblioteca centrale di Zurigo:
Inizialmente apparvero al centro del sole due archi semicircolari di colore rosso sangue, proprio come la luna nel suo ultimo quarto. E nel sole, e in alto, in basso e in entrambi i lati, il colore era quello del sangue, vi era una sfera di colore ferroso; e allo stesso modo vi erano, in entrambi i lati, tali sfere di colore rosso sangue ed altre in gran numero, tre in una linea e quattro in un quadrato, e alcune di esse erano sole. Tra questi globi erano visibili alcune croci di colore rosso, e tra di esse alcune strisce rosse, che diventavano più spesse nella parte posteriore, e in quella anteriore malleabili come fusti di erba, ed erano intrecciate tra loro. Fra di esse vi erano due grandi aste, una sulla destra ed una sulla sinistra, e tra le aste piccole e grandi vi erano tre o anche quattro sfere. Tutti questi oggetti cominciarono a combattere fra di loro, cosicché le sfere, che erano inizialmente nel sole volarono dentro di esso. I globi volarono a destra e sinistra e combatterono violentemente fra di loro per oltre un’ora. E quando il conflitto divenne troppo intenso, esse si stancarono in tal misura, che tutti caddero dal sole sulla terra, come se bruciassero, e si consumarono sulla terra con un immenso fumo. Al termine di tutto questo, apparve una cosa simile ad una lancia nera, molto lunga e spessa. Il manico puntava verso est, mentre la punta ad ovest. Quale fosse il significato di tutto questo, Dio solo lo sa […]”
I tentativi di spiegare le apparizioni descritte da Glaser e ripetutesi, secondo quanto riportato dai cronisti dell’epoca, con caratteristiche assai simili cinque anni dopo a Basilea, sono stati molteplici anche se nessuno sembrerebbe proporre interpretazioni del tutto risolutive. Secondo le versioni più strettamente scientifiche l’apparizione di ampli archi di luce attorno al sole farebbero pensare ad un parelio, fenomeno ottico conseguente alla rifrazione della luce solare da parte di piccoli cristalli di ghiaccio sospesi nell’atmosfera, cui l’incisore avrebbe aggiunto una serie di simboli tipici di quell’espressione artistico-religiosa dell’epoca – cannoni, palle, lance e croci – volta a richiamare i fedeli al timore di Dio. Secondo altri, invece, quanto avvenne nei cieli europei fra 1561 e 1566 fu una vera e propria battaglia fra flotte aliene composte da navette madri di grandi dimensioni e moduli più piccoli impegnati in feroci combattimenti a seguito dei quali alcuni di detti velivoli si sarebbero schiantati al suolo. È evidente che tale lettura sia del tutto priva di fondamento e fin troppo ammiccante a quel sensazionalismo ufologico oggi tanto di moda.
La fascinazione per l’ignoto e l’extraterrestre che nel 1958 spinse lo psicologo Carl Gustav Jung a prendere in considerazione proprio le suddette cronache nel suo testo Ein moderner Mythus: Von Dingen, die am Himmel gesehen werden (“Un mito moderno. Le cose che si vedono nel cielo”), tuttavia, mantiene inevitabilmente vivo in noi il dubbio su cosa sia davvero accaduto quella mattina nei cieli della cittadina bavarese. Il mistero del fenomeno celeste di Norimberga, dunque, sopravvive e continua ad interrogarci sull’esistenza di altre forme di vita nell’universo.
Andrea Fermi