Spesso mi trovo a pensare all’eccellenza italiana, ai geni nostrani che hanno fatto la storia, tra questi nel campo della moda forse poco conosciuta ai più, ma famosissima tra gli appassionati; spicca Elsa Schiaparelli rivale di Coco Chanel, soprannominata da Coco, in senso dispregiativo: “L’italiana”. La rivalità tra le due fece storia, entrambe frequentavano l’élite del momento composta da artisti, galleristi, personaggi pubblici dell’alta società, entrambe erano amate e vezzeggiate, donne di cultura e di fascino, ma assolutamente all’antitesi. Le due stiliste rappresentarono posizioni totalmente opposte: Chanel propagandava un’eleganza comoda e semplice aveva eliminato dal guardaroba femminile il corsetto, sviluppò una linea di pantaloni per donna (salks), mentre Schiaparelli detta Schiap tra gli amici, completamente libera da qualsiasi regola formale, diede vita a modernissimi e surreali capi alla moda, parola d’ordine divenne per lei “decontestualizzare”, ossia astrarre e isolare da un contesto un determinato oggetto del vestiario femminile per dargli nuova vita e una nuova funzione.
Con Schiap sogno e fantasia sconfinarono nella loro sublimazione e si è condotti ancora oggi in un mondo che non è reale, ma surreale.
Elsa Schiaparelli nacque a Roma il 10 settembre del 1890 da una famiglia di intellettuali piemontesi, che per lavoro si trasferì nella capitale. La madre proveniva da una famiglia dell’aristocrazia napoletana discendente dai Medici.
Cresciuta in un ambiente aristocratico, dapprima Elsa sognò di diventare un’attrice, ma non poté farlo per via della sue origini nobili, decise quindi di assecondare il suo spirito anticonformista e creativo scrivendo all’età di 21 anni alcune poesie, le quali ebbero buona diffusione, anche fuori dai confini nazionali. La reazione del pubblico fu molto positiva, ma quella della famiglia Schiaparelli fu pessima, per cui il padre decise di mandarla in un convento della Svizzera tedesca, sperando che il convento sarebbe riuscito a placare lo spirito fantasioso della ragazza…ma così non fu…
Nel 1913 Elsa si trasferì a Londra per occuparsi di bambini orfani e lì conobbe il conte William de Wendt de Kerlor, che sposò, all’inizio del 1914. Nel 1919 la coppia si trasferì a New York e nel 1920 nacque una figlia, che fu chiamata Yvonne detta Gogo. Tuttavia il matrimonio si rivelò fallimentare e la Schiaparelli rimase sola con una figlia, che si ammalò di poliomielite. Dopo un periodo di povertà, la figlia, venne mandata in un collegio così Elsa poté occuparsi a tempo pieno delle proprie passioni. Fu questo, infatti, il periodo in cui la Schiaparelli conobbe e cominciò a frequentare gli artisti dell’avanguardia dadaista, si trasferì a Parigi nel 1922, ospitata da Gaby Picabia, moglie dell’artista dadaista Francis Picabia.
Schiaparelli a Parigi
A Parigi Schiaparelli fece l’incontro con Marcel Duchamp, Man Ray e Dalì, artisti con i quali nacque un’amicizia e con cui condivise da subito idee e collaborazioni.
Dalì disegnò per Elsa alcuni accessori, come la famosissima scarpa rovesciata che divenne un adorabile cappellino, la famosa stoffa “strappata”, la borsa di velluto a forma di telefono con il disco dei numeri dorato. Dipinse l’astice gigante su di un tessuto di seta, elemento rappresentato anche in alcuni quadri di Dalì, emblema ironico ed erotico utilizzato per destare meraviglia e scioccare.
Schiaparrelli voleva scioccare!
I cinque anni a partire dall’apertura del suo salone in Place Vendôme fino allo scoppio della guerra nel 1939, costituiscono il culmine dell’attività. Influenti clienti, come Nancy Cunard e Daisy Fellowes, entrambe eredi di cospicui patrimoni, passarono dalla Chanel a Schiaparelli. La stampa impazzì, le sue creazioni furono lodate per il coraggio, la peculiarità, per la magia, per le suggestioni che solo lei sapeva evocare.
A mano a mano Elsa chiamò altri artisti al suo Atelier, collaborò con Picasso, Christian Bérard, Vertès e Van Dogen, Louis Aragon, Cecil Beaton, che diedoro vita ad un clima creativo di eccellenza che ispirò le più audaci collezioni. Nacquero collezioni di grido come Stop, Look, and Listen, Musica, Circo, Farfalle, Commedia dell’Arte, Astrologia, Cash end Carry e fu come se ogni volta la stilista superasse se stessa, accompagnando la sfilata con dei veri e propri spettacoli teatrali, come Kenzo o Gaultier fanno ancora oggi.
La sua ultima collezione fu Shocking elegance, l’impossibile divenne possibile, il colore portato all’eccesso, inventò il rosa shocking, diede alla luce il suo profumo naturalmente chiamato shocking a forma di busto femminile, si dice che l’artista Léonor Fini che fu incaricato di sviluppare una bottiglietta adatta, prese ispirazione dal manichino su cui si trovava un bustino realizzato per l’attrice Hollywoodiana Mae West.
In questa collezione furono utilizzati materiali inusuali, plastiche, cellophane, rhodophane, al posto dei bottoni piccole sculture gioiello, zollette di zucchero, personaggi circensi, insetti…
….Elsa era avanti anni luce ed è ancora oggi fonte di nuovi stimoli per tanti creativi, fu rivoluzionaria e innovativa e di fatto i suoi colpi di genio scioccarono e mutarono l’ordine delle cose.
Eleonora Riccio