Se in questo momento vi chiedessi, solo per un momento, di accantonare la vostra serie TV preferita per guardarne una made in Italy probabilmente non mi dareste ascolto. E sbagliereste! Purtroppo il nostro palato si è abituato al sapore rassicurante delle serie che arrivano dall’America. Prodotti sempre ben confezionati, con storie accattivanti e curate fin nel minimo dettaglio. Eppure, anche qui siamo ancora capaci di dare vita a qualcosa che in realtà non ha nulla da invidiare ai titoli più blasonati. Lo dimostra Roberto D’Antona (The Wicked Gift e Fino all’Inferno), che con un budget piccolissimo, riesce a creare una Crime Story seriale in grado di reggere il confronto con quelle a “stelle e strisce”.
The Reaping: quando il male si nasconde nelle pieghe della normalità apparente
L’approccio che ho avuto con la prima puntata di The Reaping è stato di superficialità. Ho premuto play con la supponente convinzione che lo avrei trovato noioso, mal girato, mal recitato e soprattutto che sarebbe stato un pallido riflesso delle serie create su ambizioni molto più alte. Questa è la verità, nuda e cruda. Quello che invece è accaduto, è che mi sono ritrovata a divorare l’intera stagione in un solo pomeriggio. The Reaping è come un boa, che puntata dopo puntata si avvita intorno alla mente dello spettatore. Una creatura capace di inghiottire l’attenzione con una struttura solida e un ottimo intreccio di trame. D’Antona si ispira a fatti realmente accaduti per creare una serie che tocca temi di grande attualità come l’omofobia, la pedofilia e la violenza sulle donne senza mai scadere nella ricerca dell’approvazione immediata da parte del pubblico. La lavorazione di The Reaping ha richiesto a tutto il cast, e agli addetti ai lavori, uno sforzo enorme durato mesi. Una dedizione che però ha permesso di portare alla luce una serie complessa e ricca di sfumature.
D’Antona costruisce una serie ad alta tensione che non delude
The Reaping è un meccanismo capace di irretire lo spettatore, portandolo a provare una forte empatia con i personaggi. D’Antona ha la grande capacità di modellare i caratteri e le debolezze dei propri personaggi rendendoli drammaticamente reali nella loro ricerca di vendetta, espiazione e libertà. Una serie costellata di risvolti, segreti e drammi umani celati sotto il disperato bisogno di mantenere un’apparente normalità. Ciò che più mi ha stupita, è stato l’evolversi emotivo che ogni attore ha dato al proprio personaggio. La recitazione, partita un po’ in sordina, è lentamente cresciuta. A partire dall’intensa interpretazione di Annamaria Lorusso, che a “Lara” dona una profonda e lacerante solitudine. Ottima l’alchimia che striscia tra i personaggi di Michael Segal (l’ambiguo e violento “Colin”) e Federico Mariotti. Nel cast anche lo stesso D’Antona che presta tutta la sua fisicità a “Sam”, personaggio che lentamente viene divorato dalla sete di vendetta. É però David White (Frank) che eleggo a mio personale personaggio preferito! Carismatico e inquieto, si porta addosso tutto il peso di una storia mostruosa e lo fa con un viso contratto e segnato da un odio troppo profondo per essere compreso. The Reaping è da poco approdato sulla piattaforma di Amazon Prime Video dove potrete godervi finalmente l’intera prima stagione. Una seconda stagione potrebbe vedere la luce, con risvolti ancora più inquietanti, ma questa è un’altra storia!
La serie è pervasa per tutta la sua durata da un bellissima colonna sonora, corolla perfetta che accompagna lo spettatore fino all’ultima scena. The Reaping cala il sipario su un finale di stagione davvero di grande effetto con una scena che racchiude, anche se in maniera enigmatica, l’essenza controversa dell’intera serie.
Serena Aronica